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“Non c’è lo scudo penale e civile”. Il vaccino agli immigrati diventa un caso internazionale

Pubblicato il 28/02/2022 14:23

Milioni di immigrati rischiano di rimanere senza vaccini anti-Covid a causa delle preoccupazioni delle autorità riguardo le conseguenze legali di eventuali reazioni avverse nei pazienti. A rivelarlo è stato Gavi, partnership pubblico-privata nata nel 2020 per contribuire alla diffusione dei farmaci in tutto il mondo, con particolare attenzione verso i soggetti che rischiano di rimanere esclusi dai programmi dei governi, come riportato in queste ore dalla Reuters.

La diffusione dei vaccini nei mesi concitati della lotta alla pandemia, quando i numeri continuavano a far paura, era stata al centro di forti polemiche a causa della distribuzione considerata iniqua da molte associazioni umanitarie, con i Paesi poveri costretti ad accontentarsi di un numero ridotto di dosi. Il piano di somministrazione dei vaccini agli immigrati, però, continua a procedere a singhiozzo. Proprio a causa dei timori delle autorità.

Dove non c’è un governo preciso al quale fare riferimento, infatti, la paura è quella di procedere con l’inoculazione. È il caso, per esempio, di persone fuggite da Afghanistan, Etiopia o Siria e che non sono state ancora raggiunte dai rispettivi piani nazionali di vaccinazione. Le associazioni umanitarie non possono garantire la copertura delle spese in caso di reazioni avverse, né qualche Stato intende assumersene la responsabilità. E così, al momento, le somministrazioni sono state pochissime.

La conferma, ancora una volta, dei rischi legati ai farmaci anti-Covid, quelli che i colossi di Big Pharma tentano quotidianamente di sminuire. E dei quali invece si continua a discutere, con tante testimonianze di chi, nel silenzio generale, si trova a fare i conti con gli effetti indesiderati dei farmaci. Le dosi destinate agli immigrati sono per due terzi di Pfizer, Moderna e AstraZeneca.

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