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Nomine Rai, M5S rimane con un palmo di naso. E Conte non la prende bene: “Non andremo più nei vostri canali”

Pubblicato il 17/11/2021 22:33

Ha perso Conte, ha vinto Fratelli d’Italia: si potrebbe riassumere così la concitatissima giornata di oggi dedicata alle nomine Rai. Perché se è vero che formalmente si approveranno in Cda domani, di fatto le ore cruciali sono state quelle di stamattina, con nomi che andavano e venivano come fossero coriandoli e la possibilità, fino all’ultimo, che saltasse tutto.

Tanto che tra i consiglieri del Cda già girava una battuta: ” Più che Fuortes è deboles….”. Ma tant’è, alla fine il dado è stato tratto. I vincitori della partita? Sono due, più un “grande sconfitto”. Il primo vincitore è Palazzo Chigi che piazza Monica Maggioni al Tg1, stimatissima dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Garofoli. Ma non ce l’avrebbe mai fatta se l’Usigrai non avesse fatto le barricate contro le “papesse” esterne.

Ce ne erano in lizza almeno tre e tutte graditissime anche a Palazzo Chigi. L’altro grande vincitore è Giorgia Meloni che ha avuto quanto chiesto a Mario Draghi nell’incontro riservato rivelato da TPI: Giorgia chiedeva una direzione di rete oppure una direzione di testata. Ha avuto una direzione di testata, Rainews 24 con Petrecca, considerato per l’appunto in “quota Meloni” (“avevamo 3 vicedirettori nei tg: Rao alla TGR , Petrecca a Rainews 24 e Polimeno al Tg1” spiegano a TPI fonti del partito tricolore).


Il grande sconfitto? Giuseppe Conte che viene “respinto con perdite” senza nemmeno dare uno strapuntino di ripiego in questo giro di nomine all’ex direttore del Tg1 Carboni. Ora quest’ultimo dovrà aspettare le “tre proposte” da parte dell’Ad per ottenere un nuovo incarico. Insomma, per Mario Draghi la “decontizzazione” delle istituzioni (passata per i “servizi”, il Covid, le grandi aziende di stato e altro ancora) prosegue senza sosta.

In tutto questo marasma, oltretutto, non è affatto scontato che domani il Cda Rai (tra i consiglieri serpeggia non poco malumore per non essere mai stai interpellati e per essersi visti scavalcati sistematicamente dai consiglieri di Palazzo Chigi nelle trattative) dia via libera a tutto il pacchetto di nomine, degno del miglior “manuale Cencelli”; con buona pace di chi diceva, addirittura in interviste pubbliche, che la politica era finalmente uscita dalla Rai.

M5S non andrà più nei canali Rai. Ad annunciare l’iniziativa del M5S contro le nomine Rai rese note questa mattina è il leader del Movimento, Giuseppe Conte. “Fuortes non libera la Rai dalla politica, ma sceglie scientemente di esautorarne una parte: la più ampia, uccidendo qualsiasi parvenza di pluralismo. Siamo alla definitiva degenerazione del sistema. Bene. Vorrà dire che, a partire da oggi, il Movimento 5 Stelle non farà sentire la sua voce nei canali del servizio pubblico, ma altrove. E continueremo questa battaglia chiedendo il sostegno di tutti i cittadini”, ha affermato.

Linea dura, anzi durissima, dunque quella del M5S contro le nomine Rai. L’iniziativa annunciata da Conte si traduce nella mancata partecipazione di esponenti grillini dai tg del servizio pubblico, dai talk show e non solo. Stop infatti, viene spiegato, a tutte le dichiarazioni rilasciate da esponenti del M5S in strada, ad esempio, o a margine dei lavori delle aule parlamentari.

“L’amministratore delegato della Rai Carlo Fuortes poteva scegliere come affrontare le nomine. Ha scelto di sottrarsi a qualsiasi confronto nelle sedi istituzionali – ha affermato ancora Conte – ha rinviato l’incontro richiesto nei giorni scorsi dai consiglieri di amministrazione Rai e ha rinviato la convocazione già programmata davanti alla Commissione di Vigilanza Rai. Quanto al merito delle scelte, Fuortes poteva affidarsi a vari criteri: ha scelto di continuare ad applicare la vecchia logica che prevede di tenere conto delle istanze delle varie forze politiche. Nell’applicare questo criterio ha però scelto di escludere, fra tutte le forze dell’arco parlamentare, unicamente il Movimento 5 Stelle, partito di maggioranza relativa grazie a 11 milioni di elettori. Ci chiediamo che ruolo abbia giocato il governo in tutto questo”.

“A noi piace parlare ai cittadini in modo chiaro – ha quindi sottolineato l’ex premier – le logiche che da tempo guidano il servizio pubblico non ci piacciono, non ci sono mai piaciute. Si chiama lottizzazione politica. Anche noi ci siamo ritrovati prigionieri di questo sistema che abbiamo denunciato molte volte, ma non abbiamo numeri sufficienti per modificarlo come abbiamo già proposto: un nostro disegno di legge è stato incardinato in Commissione in Senato, per intervenire sulla governance della Rai e liberarla finalmente dall’influenza della politica”.