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Licenziamenti all’ex Hotel Michelangelo, lavoratori e Ugl manifestano a Palazzo Marino

Pubblicato il 01/12/2021 17:50 - Aggiornato il 07/12/2022 18:29

Lunedì 29 novembre, davanti a Palazzo Marino, si è svolta una manifestazione indetta dal sindacato Ugl, che si è schierato da subito a sostegno dei lavoratori dell’ex Hotel Michelangelo iniziando una importante battaglia per i loro diritti. Al loro fianco c’era anche Gianluigi Paragone, autore di una recente interrogazione parlamentare sulla vicenda. Il Senatore ha partecipato alla manifestazione insieme a una delegazione del suo partito, “Per L’Italia Con Paragone-Italexit”.

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Secondo il sindacato, mancanze e omissioni che hanno caratterizzato le tappe della vicenda coinvolgono anche i vertici delle istituzioni milanesi. Il responsabile dell’Ugl Fabrizio Rigoldi lo ha ribadito in un duro comunicato: “Purtroppo i dipendenti del Michelangelo, con l’apertura della procedura per il licenziamento collettivo di tutta la forza lavoro, hanno appurato che aveva ragione il Sindaco di Milano Giuseppe Sala. Il quale dichiarò pubblicamente, il 22 marzo 2020, che l’albergo adibito a quarantena post Covid, a suo dire, era un Hotel già in chiusura prima del virus”.

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Sala sapeva, come sembrerebbe da questa dichiarazione pubblica, che la nuova proprietà avrebbe chiuso il Michelangelo? Domandarselo è lecito. Se così fosse, infatti, risalterebbe l’indifferenza per il destino di un’eccellenza milanese e dei lavoratori a rischio.

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“I dipendenti dell’Hotel Michelangelo e il Sindacato UGL”, si legge nel comunicato, “ritengono di fondamentale importanza che i Ministeri coinvolti dall’interrogazione del Senatore Paragone verifichino rapidamente se vi sia stato un utilizzo improprio di denaro pubblico. Sono stati erogati fondi stanziati dal Governo, in seguito alla concessione alla società Michelangelo S.r.l. dell’ammortizzatore sociale del fondo salariale FIS, assegno ordinario con causale COVID-19, dal marzo 2020 al 16 ottobre 2021. I ristori economici statali avevano la finalità di supportare gli effetti della crisi economica e della pandemia per imprese e lavoratori. Non di erogare fondi pubblici in favore di società che, presumibilmente, avevano già deciso in precedenza di cessare l’attività in favore di operazioni immobiliari con la conseguente perdita di tutti i posti di lavoro”.