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Licenza di sfruttare: la maxi-multa per i colossi del delivery ridotta a pochi spicci

Pubblicato il 01/12/2021 09:42 - Aggiornato il 07/12/2022 18:29

La montagna, alla fine, ha partorito il più piccolo e inoffensivo dei topolini. Con i colossi del delivery a tirare un sospiro di sollievo per lo scampato pericolo, dopo che a febbraio la Procura di Milano aveva annunciato una maxi-multa in arrivo a loro carico, per un ammontare complessivo di ben 733 milioni di euro. Sanzione che oggi si è notevolmente ridotta nelle dimensioni: Foodinho-Glovo, Uber Eats, Deliveroo e Just Eat Italy dovranno infatti limitarsi a pagare un totale di 90 mila euro.

Licenza di sfruttare: la maxi-multa per i colossi del delivery ridotta a pochi spicci

Come raccontato da Luigi Ferrarella sulle pagine del Corriere della Sera, la buona notizia è perciò limitata al fatto che, a fronte di una sanzione ridotta al minimo, la vicenda ha nel frattempo puntato i riflettori sulle violazioni delle regole di sicurezza per i dipendenti del settore, oggi riviste dopo tante polemiche. I controlli erano iniziati “nove mesi fa, a partire dal ‘basso’, da alcuni incidentri stradali seguiti da accertamenti a campione e questionari a 1.000 corrieri”.

Ispettorato del Lavoro, Inail e Inps avevano sollevato il caso dei dipendenti dei colossi del delivery, assimilati alla fine a lavoratori ai quali poter applicare il testo unico sulla sicurezza. Consentendo così, tra le altre cose, agli inquirenti di notificare 7 contravvenzioni penali ai datori, corrispondenti ai famosi 733 milioni di euro di cui si era a lungo parlato nel corso di questi mesi. Oggi, però, le autorità di vigilanza hanno riconosciuto come le multinazionali del settore si siano “effettivamente messe in regola”, introducendo per esempio “l’obbligo di visita medica preventiva per i corrieri, i corsi di formazione per prevenire i rischi lavorativi e la fornitura di protezioni individuali come caschi, giubbotti catarifrangenti, powerbank e mascherine anti-Covid”.

Una volta sanati gli adempimenti, l’ammenda per ognuna delle società avrebbe dovuto essere moltiplicata per 60 mila riders ad avviso dei carabinieri e della Procura, arrivano così alla cifra di 733 milioni di euro. I legali a difesa dei colossi del delivery hanno però opposto una sentenza di Cassazione del 2020 alla quale, alla fine, si è adeguata anche l’autorità di vigilanza: la multa sarà così ridotta a circa 90 mila euro complessivi, una carezza per i giganti di un settore che continua a fruttare, in tempo di pandemia, incassi milionari.

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