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L’Aifa boicotta gli antivirali a vantaggio dei vaccini: ecco come

Pubblicato il 31/03/2022 12:09

Teoricamente il Remdesivir (nome commerciale Veklury), prodotto da Gilead Sciences, era stato il primo antivirale a ottenere via libera in piena pandemia, autorizzato nel giugno del 2020. Da quel momento, però, è stato utilizzato come terapia contro il Covid quasi 88 mila volte in ospedale, 5.100 su pazienti non ricoverati. Numeri che possono sembrare importanti ma che, in realtà, sono piuttosto bassi, tanto da far parlare di flop. Voluto, in un clima che ha visto il vaccino eletto a unico possibile strumento di contrasto al virus.

Come spiegato da Natascia Ronchetti sulle pagine del Fatto Quotidiano, il Remdesivir è un antivirale contro il Covid che deve essere somministrato entro 10 giorni dall’insorgenza dei sintomi, per fermare evoluzioni in forma grave della malattia. “Al pari di Paxlovid (il principio attivo è costituito da nirmetrelvir e ritonavir), prodotto da Pfizer e di Lagevrio (molnupiravir), della casa farmaceutica Merk Sharp&Dohme”. Questi ultimi due devono essere somministrati però entro 5 giorni dalla comparsa dei sintomi, altrimenti si rivelano inefficaci.

A rendere di fatto impossibile fare affidamento in maniera concreta sugli antivirali è l’iter, estremamente complicato: non a caso, i trattamenti con questi antivirali finora sono stati pochissimi. “Negli ultimi tre mesi – da quando sono stati autorizzati Paxlovid e Lagevrio, tra la fine del 2021 e febbraio di quest’anno – le terapie con i tre antivirali (compreso quindi il Remdesivir) non sono state nemmeno 108 mila, mentre i nuovi casi di contagio nello stesso periodo hanno superato quota 8,2 milioni”. E questo, si badi bene, non per dubbi sull’efficacia dei trattamenti, ma per quanto complicato sia avervi accesso.

Come deciso dall’Aifa, gli antivirali non possono essere venduti nelle farmacie né prescritti dai medici di famiglia. “A questi ultimi è affidato il compito di segnalare i pazienti da trattare con gli antivirali agli specialisti ospedalieri, quali infettivologi e pneumologi, che a loro volta li prescrivono. I farmaci vengono poi distribuiti solo dalle farmacie ospedaliere”. Un percorso talmente farraginoso da rendere inutili le cure, che devono essere somministrate in tempi rapidi. Con vantaggi, ovviamente, per le aziende che invece producono i vaccini, alle quali è stato consentito di continaure a fare affari miliardari boicottando, di fatto, ogni possibile alternativa.

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