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In bilico l’obbligo di Green pass per il Parlamento: il ricorso di Paragone alla Corte Costituzionale

Pubblicato il 09/11/2021 09:45

Dalle parole ai fatti, Gianluigi Paragone ha mantenuto le promesse fatte nei giorni scorsi e presentato un documento che a breve potrebbe portare al pensionamento dell’obbligo di Green pass per entrare in Parlamento. Una battaglia che il leader di ItalExit sta portando avanti da giorni e che lo ha visto rivolgersi alla Corte costituzionale, alla quale ha presentato un ricorso per conflitto di attribuzione proprio in merito alla necessità di esibire il certificato virtuale per poter entrare in una delle due Aule.

Il documento è stato presentato sulla scia di quanto accaduto nei giorni scorsi Bruxelles, dove Marc van der Moude, presidente del tribunale dell’Unione Europea, ha accolto il ricorso avanzato da un gruppo di europarlamentari e lavorati che chiedevano la rimozione dell’obbligo di Green pass per poter accedere alle sedi parlamentari della capitale belga, di Strasburgo e del Lussemburgo. Un passaggio subito eletto a precedente da Paragone, che spera ora di ottenere risultato analoghi.

In base all’ordinanza del tribunale europeo, sarà ora sufficiente esibire il risultato di un test rapido per poter entrare nelle sedi istituzionali dell’Unione. Il tutto in attesa di un verdetto definitivo in merito, atteso per la fine dell’anno. In caso anche la decisione finale confermasse l’illegittimità dell’obbligo, anche gli organi che regolano le nostre Camere sarebbero costretti a prenderne atto e adeguarsi, facendo un passo indietro rispetto all’attuale imposizione che obbliga gli onorevoli a mostrare il certificato virtuale.

Lo scopo dell’iniziativa di Paragone, al momento, è quello di ottenere una sospensiva dell’obbligo analoga a quella scattata a Bruxelles. In caso di successo, le conseguenze dell’iniziativa del leader di ItalExit sarebbero clamorose, visto che sono tanti i parlamentari che nelle scorse settimane hanno manifestato la propria contarietà all’obbligo, inizialmente previsto soltanto per alcune parti comuni delle Aule e poi esteso all’intera Camera e Senato.

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