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Immigrazione, dopo i rimpatri Salvini fallisce anche sugli sbarchi. I numeri che accusano il suo governo

Pubblicato il 04/05/2022 11:37 - Aggiornato il 07/12/2022 17:52

Prima la pandemia, poi la guerra in Ucraina. Con il tema dell’immigrazione e della gestione dei flussi in entrata, in passato al centro del dibattito e centrale nel programma di alcuni partiti, finito pian piano sempre più lontano dai riflettori, dimenticato. Come purtroppo succede in questi casi, però, il fatto che non si parli di un problema non significa che quel problema sia scomparso, come per magia. E così i dati raccolti dal ministero degli Interni e consultabili attraverso il sito del Viminale ci raccontano di un’emergenza che, in realtà, non è mai terminata, nonostante il silenzio generale di una politica che vorrebbe convincerci del contrario.

Il 2022, da questo punto di vista, è iniziato come peggio non si potrebbe: prendendo in considerazione il periodo che va dal 1 gennaio al 3 maggio, gli sbarchi sono stati già quasi undicimila (per la precisione 10.991), in linea con quanto successo nel 2021 e il triplo rispetto al 2020. Il segno evidente del fatto che, con l’esplosione della pandemia e del recente conflitto russo-ucraino, l’attenzione mediatica abbia da tempo voltato le spalle al tema dell’immigrazione, che nel silenzio continua invece ad assumere i connotati di un’emergenza vera e propria.

Il record negativo nel corso del 2022 spetta al mese di aprile, quando gli arrivi sono stati addirittura 4 mila. Sempre stando ai dati forniti dal Viminale, nel corso del nuovo anno sta mutando la composizione della nazionalità dichiarata al momento dello sbarco: come spiegato da Alessio Buzzelli sulle pagine del Tempo, infatti, il 21% dei migranti arrivati in Italia via mare si dice oggi egiziano, il 14% proveniente dal Bangladesh, il 12% dalla Tunisia. Un quadro di incertezza e che non promette nulla di buono nei prossimi mesi, con l’arrivo dell’estate.

Il trend degli sbarchi è in costante ascesa dal 2020, dopo che nei due anni precedenti si era invece andati incontro a una diminuzione. Il Covid, dunque, se da un lato ha costretto gli italiani prima a rimanere chiusi in casa e poi a sottostare alle imposizioni dei governi Conte e Draghi, non ha certo rallentato gli arrivi sulle nostre coste, anzi. La ripresa nei flussi c’è stata ed è stata robusta. L’attenzione dei media e della politica, di pari passo, è invece andata dissolvendosi. Compresa quella di partiti come la Lega di Matteo Salvini, che un tempo promettevano rigidi controlli sui flussi in entrata e oggi, dopo aver giurato fedeltà a Mario Draghi, sembrano aver dimenticato il proprio passato.

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