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Guerra in Ucraina, la censura dilaga: i casi

Pubblicato il 03/03/2022 10:43 - Aggiornato il 07/12/2022 18:06

Ci siamo abituati tristemente, da tempo, a un’Italia in cui il dissenso non è più consentito, con i cittadini chiamati alla cieca obbedienza e le libertà di scelta calpestate dalle istituzioni tra gli osanna di gran parte della stampa, compiacente. Un clima di oppressione che ha segnato tutta la pandemia, con l’etichetta di “no-vax” appiccicata addosso a chiunque osasse esprimere dubbi circa le strategie adottate dal governo. E che continua ancora oggi, nonostante l’emergenza Covid abbia smesso, fortunatamente, di fare paura.

Per capirlo, basta dare un’occhiata alla trattazione degli ultimi avvenimenti sul fronte ucraino, successivi all’attacco mosso dalla Russia di Vladimir Putin. Un gesto da condannare, senza se e senza ma. E che invece di spingere i media ad analisi approfondite sul perché degli eventi e su come poter arrestare la crisi, ha nuovamente rafforzato il pensiero unico, stavolta russofobico. Chiunque pronunci una frase anche solo vagamente ambigua viene messo alla gogna, costretto a chiedere scusa, censurato. La democrazia pare sempre più flebile, fiaccata dall’infinita sequenza di obblighi, restrizioni e divieti degli ultimi mesi.

Si è arrivati a cancellare i corsi su Dostoevskij, neanche fosse stato l’autore (scomparso sul finire dell’Ottocento) a suggerire a Putin l’attacco militare. Si chiede di impedire l’accesso in Italia e nei vari Stati europei a qualsiasi cittadini con passaporto russo. Deliri sostenuti spesso, si badi bene, da persone che con un braccio si dimenano per difendere le libertà degli ucraini, con l’altro difendono Green pass e discriminazioni a danno loro e dei propri concittadini. Il Pd, non nuovo a simili iniziative, ha chiesto addirittura la rimozione del giornalista Rai Marc Iannaro, reo semplicemente di aver spiegato come le azioni di Putin siano una risposta all’espansione verso est della Nato.

Esprimersi liberamente, insomma, non è più possibile. L’unica scelta è assecondare questo clima da caccia alle streghe e identificare il russo, anche il buono dei padri di famiglia, come nemico. Boicottarlo, denigrarlo, insultarlo a ogni occasione. D’altronde, viviamo ancora nell’epoca in cui un medico (Giovanni Frajese) dovrà essere giudicato dall’Ordine, con possibili sanzioni, per aver espresso dubbi in tv sulla conduzione della campagna vaccinale e sull’opportunità di inoculare i farmaci anti-Covid ai bambini. Sì, la democrazia è davvero a rischio. Ma non solo dalle parti di Kiev.

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