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Giù le mani dai bambini: vaccino agli under 16, l’intervista bomba di Crisanti

Pubblicato il 06/12/2021 13:45 - Aggiornato il 07/12/2022 18:28

Il tema della vaccinazione sui più piccoli continua a dividere il mondo della scienza, con il governo italiano che sembra però deciso ad andare avanti per la sua strada senza ascoltare gli appelli alla prudenza. Tra questi, anche quello lanciato attraverso le pagine de La Verità dal virologo Andrea Crisanti, che in passato non aveva esitato a invocare lockdown e restrizioni e oggi, però, predica calma sulla somministrazione agli under 16. Intervistato da Alessandro Rico, ha innanzitutto smorzato i toni sulla variante Omicron: “Sicuramente ha un’altra trasmissibilità, ma sulla mortalità non abbiamo ancora dati sufficienti”.

Perché, allora, aziende farmaceutiche come Pfizer continuano a sottolineare la necessità di un nuovo vaccino per fronteggiare le varianti? “È anche una questione di business, non serve più nemmeno scandalizzarsi. Il punto è che le autorità politiche lo devono moderare”. Per quanto riguarda la vaccinazione dei bambini da 5 anni in su, invocata da diversi governi, secondo Crisanti “sarebbe meglio aspettare. Che fretta c’è? Pfizer ha condotto uno studio onesto, ma su 2 mila ragazzini. Usa e Israele l’hanno preso per buono e hanno iniziato le somministrazioni. Tra un mese avremo i loro dati, meglio attendere quelli”.

Una presa di posizione costata a Crisanti anche il richiamo in diretta tv di Beppe Severgnini, a conferma di come oggi esprimere un libero pensiero sia diventato sempre più pericoloso: “La libertà esiste solo se la si esercita. Si può criticare la religione, si può criticare la Costituzione e non si possono criticare l’Ema e l’Aifa? Proprio questo atteggiamento offre benzina ai no vax e ai complottisti”.

Per quanto riguarda, infine, l’efficacia dei vaccini, Crisanti ha sottolineato come “già i report di aprile evidenziavano come la protezione calava dopo quattro mesi. La comunitò scientifica e le case farmaceutiche a quel punto sapevano perfettamente che la protezione dall’infezione, a sei mesi, cala dal 95% al 40%, mentre quella dalle complicazioni scende dal 90 al 65%. Già da un mese, quindi, dovevamo essere nelle condizioni di partire con le terze dosi. I no vax? Sono un problema, ma non il problema. Il problema sono le persone più esposte alla malattia grave”.

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