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Giù le mani dai bambini, dal lavoro, dai diritti: intervista con Raffaella Regoli (candidata ItalExit)

Pubblicato il 31/08/2022 13:25

“Giù le mani dai bambini. Oggi noi di Italexit questo slogan, usato anche nel periodo di emergenza pandemica, lo rivendichiamo con ancora più forza. Perché spento il clamore mediatico di Bibbiano, tutti i partiti, da destra a sinistra, si sono voltati dall’altra parte. Ma in Italia esistono dieci, cento Bibbiano. Per questo, dopo anni che realizzo inchieste sul business legato agli affidi illeciti e alle comunità per minori e famiglie, ringrazio Gianluigi Paragone per aver accolto la mia proposta di inserire regole urgenti su questo tema, a tutela dei minori, delle famiglie e dei disabili. E è ora di fermare chi fa affari sulla pelle dei bambini”.

Lo dice, senza usare mezzi termini, Raffaella Regoli, giornalista d’inchiesta di “Fuori dal Coro”, SOSPESA per aver detto “No” all’obbligo vaccinale. E candidata per Italexit in Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Liguria e Puglia

Nel panorama del giornalismo schierato e mainstream, la sua è stata sin dall’inizio una voce fuori dal coro in questi due anni di perenne emergenza, dalla pandemia alla guerra. Ha raccontato, senza censure, la lotta contro il green pass, gli obblighi vaccinali, le chiusure, i divieti, fino alle sospensioni. Fino a essere lei stessa sospesa, come over 50, per aver difeso il diritto di “libertà di scelta” sancito dalla Costituzione.

“E’ per questo che ho smesso i panni della giornalista, e accettato di candidarmi con Gianluigi Paragone – spiega Raffaella Regoli – perché il tempo è scaduto. Siamo a un bivio cruciale della storia. E dopo aver pagato sulla mia pelle tutto questo, ho capito che dovevo fare un sforzo in più, passare dalle parole ai fatti. E Paragone è stato sempre con noi, sul campo, a difendere quei diritti violati.

Io c’ero e non dimentico. Non dimentico nulla. Non dimentico Trieste, quando il ministro degli Interni, Lamorgese, in quota Lega, ha usato il pugno di ferro contro i lavoratori seduti a terra in preghiera, a colpi di idranti, manganelli e lacrimogeni, come ho documentato in un reportage, che ha fatto il giro del mondo.

Così come non dimentico il mantra criminale ripetuto dal Ministro Speranza, e da Aifa, della “tachipirina e vigile attesa”, che ha causato migliaia di morti in questi due anni. Perché hanno vietato di usare gli antinfiammatori. Quegli antinfiammatori che oggi, dopo due anni, lo studio Negri, pubblicato su Lancet, dice: gli antinfiammatori avrebbero evitato il 90% dei ricoveri. E per aver disobbedito a quel diktat i nostri medici sono tutt’ora sospesi.

(continua dopo la foto)

Non dimentico neppure gli obblighi vaccinali e gli effetti avversi della “terapia genica” chiamata impropriamente vaccino. Effetti avversi tenuti nascosti, e che indago da oltre un anno. Queste persone si sono fidate dello Stato, e quello Stato le ha abbandonate. Per questo noi di Italexit oggi diciamo #ionondimentico, perché ci hanno tolto la libertà, ci hanno discriminato sul lavoro, ci hanno nascosto la verità. Come ho detto l’altro giorno al confine tra Bergamo e Brescia, dove tutto questo è cominciato, prima li hanno lasciati morire, ora li lasceranno fallire”.

Oggi Italexit rivendica il diritto di avere diritti. E il diritto al lavoro, è dignità. E’ libertà. Sul lavoro tutti, dalla Lega, a Fratelli d’Italia, da Conte, a Renzi a Caldenda, hanno consumato il loro ricatto. E hanno usato la pandemia, per instaurare una sorta di dittatura sanitaria che sta preparando il fallimento di questo Paese. Con l’ulteriore colpa di non aver creato le condizioni per una vera ripartenza.

“Le speculazioni sull’energia, partite poco prima della guerra, sono state accelerate con l’invio delle armi deciso dal governo Draghi, che ha messo d’accordo tutti, persino la Meloni, e con la politica demenziale delle sanzioni”, dice Raffaella Regoli. “E’ stato come tagliare il ramo dove siamo seduti. Questa politica demenziale ci sta portando al tracollo economico. Secondo gli ultimi dati 120mila aziende sono a rischio chiusura nei prossimi mesi. Non a caso ho scelto di partire per questo viaggio elettorale, a bordo di un camper, proprio dal Pane Quotidiano, a Milano, dove centinaia di persone, anziani, donne con bambini, tutte le mattine fanno la coda per un pezzo di pane e un litro di latte. Questo è il Paese reale, di chi non ce la fa più, che i politici fanno finta di non vedere. E chi ha guidato la mangiatoia, cioè tutti i partiti, ora chiedono il voto con finte promesse. L’ENI, negli ultimi sei mesi, ha guadagnato più di 7 miliardi di euro, ai danni di noi cittadini, ed è una partecipata dello Stato. Allora ditemi, chi sta truffando il suo popolo?”.