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Ecco perché Italia ed Europa non possono fare a meno del gas russo. Il rapporto degli 007 italiani

Pubblicato il 29/04/2022 10:35

Per l’Italia, appesa ancora al cappio dell’Europa, la situazione si fa sempre più fosca. La guerra in Ucraina, cui sta seguendo quella del gas e dell’approvigionamento energetico, rischia di mandare il Paese a gambe all’aria. E l’ultimo report dei nostri 007 non fa che confermare lo scenario peggiore. La colpa? Dell’Europa appunto. Come spiega Libero, “dopo che Mosca ha chiuso i rubinetti alla Polonia, ciò che si temeva è diventato realtà. Il blocco dei flussi di metano, dovuto al rifiuto di Varsavia di pagare in rubli, potrebbe essere l’anticamera di quello che aspetta agli altri Paesi europei. Uno scenario al quale, nonostante le avvisaglie, l’Ue arriva impreparata, con i singoli Stati ancora divisi e senza un piano unitario”. (Continua a leggere dopo la foto)

“Se dovesse concretizzarsi un’interruzione delle forniture di gas russo” si legge nella relazione al Parlamento del Copasir sulle conseguenze del conflitto, “i Paesi europei si troverebbero a dover stabilire se affrontare in modo coordinato la situazione” oppure lasciare che ognuno “decida autonomamente la propria strategia”. Insomma, il ritardo è evidente e rischia di avere effetti devastanti per le economie del Vecchio Continente, che dipendono dalla Russia per quasi il 40% delle proprie importazioni. È “assolutamente necessario” prosegue la nota del Comitato parlamentare per la sicurezza, “che l’Unione affronti insieme questa sfida, sin da ora con una politica dei prezzi tesa a frenare le speculazioni e attivando lo stoccaggio comune”. Ma le cose non stanno esattamente così… (Continua a leggere dopo la foto)

La criticità principale al momento riguarda le infrastrutture: “Non solo i rigassificatori, necessari a riportare allo stato gassoso il gas liquefatto col quale l’Europa punta a sostituire il metano russo, ma anche la trama dei gasdotti. La rete, scrive il Copasir, «dovrà essere adeguata, essendo stata concepita soprattutto per rotte nella direttrice da Est a Ovest». I tempi, dunque, saranno lunghi. Soltanto per costruire altri rigassificatori (al momento in Europa ce ne sono 22) ci vorranno almeno 2 anni. Sempre che si riesca a trovare il metano in giro per il mondo”. Massimo Nicolazzi, docente all’università di Torino e un passato da manager in Eni e Lukoil, spiega a Libero: “Già da prima dell’invasione russa c’era un problema di sopravvenuta scarsità di offerta sul mercato del gas che ha fatto schizzare i prezzi e questa scarsità la si supera solo se si riesce ad aumentare la capacità produttiva”. (Continua a leggere dopo la foto)

L’aumento della produzione a livello globale, però, richiederà del tempo. Intanto, il governo italiano sta cercando delle soluzioni per affrancarsi da Mosca. Palazzo Chigi prevede di risparmiare circa 3 miliardi di metri cubi di gas attraverso la riduzione dei consumi energetici e altri 3,5 ricorrendo alle centrali a carbone. Misure che, in caso di uno stop al metano russo, potrebbero rivelarsi insufficienti. Senza contare poi gli effetti che il blocco avrebbe sui prezzi. Per questo l’Ue è di nuovo in frantumi e ognuno pensa per sé, Germania in testa. Alcune società energetiche europee si sarebbero già mosse per adeguarsi alla richiesta del Cremlino di pagare il gas in rubli. “Secondo Bloomberg, 10 imprese avrebbero aperto dei conti presso Gazprombank, la banca che gestisce le operazioni per l’acquisto del metano, mentre altre 4 avrebbero già effettuato delle transazioni attraverso il sistema del doppio conto in valuta russa e in euro (o dollari)”.

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