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Flop terza dose, i numeri del disastro. Gli italiani battono in ritirata dal vaccino

Pubblicato il 07/12/2021 10:18 - Aggiornato il 07/12/2022 18:27

La terza dose è già un flop. Gli italiani sono sempre più restii e le prenotazioni vanno a rilento. Così il governo, anche su questo, sta già pensando a come correre ai ripari: contro ogni principio logico e scientifico, la puntura s’ha da fare, tutti. Ma i cittadini prendono tempo. Come spiega anche Repubblica, “la corsa è iniziata da tre settimane ma è bassa la partecipazione dei concorrenti più attesi: i fragili”. Le coperture tra gli anziani non sono ancora soddisfacenti. “Ci sono 6,6 milioni di over 60 che potrebbero richiedere il richiamo ma non lo fanno, o se lo hanno fatto sono in coda”. (Continua a leggere dopo la foto)

I numeri dei cosiddetti fragili sono chiari: “Ben 1,7 milioni di over 80, il 59% di coloro che hanno concluso il primo ciclo, non si sono ancora presentati per la terza dose. E questo anche se praticamente per tutti loro sono già passati 5 mesi dalla somministrazione della seconda dose. Il dato tra i settantenni è peggiore. Su circa 4 milioni che già potrebbero chiedere il booster, 2,4 milioni (il 60%) non si sono ancora presentati agli hub”. Infine ci sono i sessantenni. (Continua a leggere dopo la foto)

“In questa fascia di età circa 4,1 milioni si sono vaccinati tra dicembre 2020 e i primi di luglio, cioè oltre cinque mesi fa. Ebbene, all’appello mancano ancora 2,5 milioni di queste persone, quasi il 61% del totale”. In tutto questo, come sempre, le Regioni viaggiano a velocità diverse e ad aver più problemi sono quelle dove la prima fase della campagna non è andata bene. “La Sicilia ad esempio è al 13,8% di persone vaccinate con due dosi coperte dal booster, la Calabria al 14,7%, il Friuli al 15,5%”. (Continua a leggere dopo la foto)

Dov’è dunque il millantato successo della campagna vaccinale di Draghi e Figliuolo? Sarà che a forza di dire balle le persone, anche le più lige al dovere, stanno sentendo puzza di bruciato? Gli ospedali sono ormai in prevalenza occupati da contagiati vaccinati con due dosi. Spiega sempre a Repubblica Adriano Peris, che dirige la rianimazione del policlinico fiorentino di Careggi: “Ce ne sono anche nella nostra terapia intensiva. Del resto la copertura vaccinale cala, inizia una finestra di maggiore suscettibilità dopo 4 o 5 mesi. Chi arriva da noi ha una malattia identica a quella dei non vaccinati. Se invece guardiamo coloro che sono ancora in un reparto ordinario, magari assistiti con la ventilazione non invasiva, i pazienti con due dosi tendono meno ad aggravarsi di quelli non vaccinati”.

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