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Draghi in fuga da Palazzo Chigi per coprire i fallimenti del governo: eccoli tutti, uno per uno

Pubblicato il 23/12/2021 13:07

Si è definito “un nonno al servizio del Paese”, Mario Draghi, nel corso della conferenza stampa di fine anno. Gonfiando il petto per ribadire i risultati ottenuti dall’Italia in questi mesi, dal suo avvento a Palazzo Chigi. E lanciando tra le righe una chiara candidatura al ruolo di Presidente della Repubblica, una volta terminato il mandato di Sergio Mattarella. Quel “questo governo può andare avanti anche senza di me” è stato un messaggio chiaro, indirizzato a tutti i politici intenzionati a ostacolare la sua corsa al Colle. Suonato però anche come un tentativo di fuga dalle difficoltà, dopo gli errori commessi dall’esecutivo nel corso di questa concitata fase della lotta al Covid. Soprattutto sul fronte sanitario.

Attraverso le pagine della Verità, Daniele Capezzone ha sottolineato tutti i fallimenti del governo Draghi, sette per la precisione, di peso. A partire da quel sistema di screening di massa attraverso tamponi rapidi, salivari o nasali, che avrebbe consentito un monitoraggio costante della pandemia sul territorio, soprattutto in settori chiave come la scuola. E che invece è rimasto soltanto su carta, senza mai trovare attuazione. Così come la messa in sicurezza delle aule, secondo punto dolente, attraverso “impianti di ventilazione meccanica controllata” di cui si è sentito un gran parlare senza, però, che ne sia mai visto uno.

A proposito di scuola, il continuo ricorso a orari scaglionati e turni vari è un caos figlio anche della mancata attuazione delle intese con istituti privati, per aumentare le aule disponibili e rendere così meno confusionaria la gestione di ingressi e uscite. Anche su questo fronte, nulla è stato fatto dopo tante parole. Quarto disastro targato Draghi & co. è quello che interessa i trasporti pubblici: si era discusso, anche qui, della possibilità di stringere accordi con ditte private di trasporto turistico per il potenziamento dei bus, ma di concreto non si è visto nulla.

E ancora. Le terapie intensive? Ci si è fermati a 9.000 posti, dopo tanti proclami di forti potenziamenti e con il progetto delle strutture mobili rimasto senza seguito. Sesto punto, il tracciamento, con l’app Immuni trasformatasi con il tempo in una barzelletta e i tanti appelli di esperti che lamentano la mancanza di un meccanismo efficace di monitoraggio. Infine il prezzo dei tamponi: mentre l’America di Joe Biden regala mezzo miliardo di test ai cittadini in maniera perfettamente gratuita, da noi si insiste su un costo di 15 euro che, nella testa dei nostri governanti, dovrebbe suonare come una mazzata ai no vax, ignorando così l’importanza di uno strumento molto utile, invece, nella lotta al Covid. Di errori e orrori, insomma, ne abbiamo visti parecchi, in questi mesi. Al punto che non c’è da sentirsi troppo maligni a pensare che quella di Draghi verso il Quirinale sia una vera e propria fuga, più che una corsa.

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