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Effetto domino, ecco perché si parla sempre più di elezioni anticipate. Il retroscena

Pubblicato il 07/12/2021 09:15 - Aggiornato il 07/12/2022 18:27

Potrebbe innescarsi il cosiddetto “effetto domino”, e ora la frase “elezioni anticipate” si inizia a sentire in più di un corridoio del Palazzo. Già, perché a circa 45 giorni dalla convocazione del Parlamento in seduta comune per eleggere il successore di Mattarella, il sistema già inizia a registrare più di un corto circuito. Come spiega Adalberto Signore in un retroscena pubblicato su Il Giornale, “Draghi è in corsa per il Colle e sul tema non dice una parola chiara neanche nelle sue rare interlocuzioni con i leader della maggioranza che sostengono il governo, così ha mandato in tilt i vertici di tutti i partiti. Al punto che ormai nessuno nasconde di ragionare sul cosiddetto «piano B»”. (Continua a leggere dopo la foto)

Che si fa se Draghi va al Quirinale? Si chiedono ormai tutti. La concreta possibilità che l’ex numero uno della Bce si trasferisca da Palazzo Chigi al Quirinale “sta provocando una reazione a catena nella quale tutti i partiti si stanno organizzando come se le elezioni anticipate non fossero più un’ipotesi di scuola ma una possibilità concreta. E questa circostanza – qualcuno nello staff di Draghi l’ha fatto presente al premier – rischia seriamente di avvicinare uno scenario che in verità nessuno vorrebbe”. Quale? (Continua a leggere dopo la foto)

“Se l’ex Bce andasse al Colle, infatti, il quadro politico andrebbe incontro ad un big bang. E non solo nell’ipotesi che non si riuscisse a mettere su un nuovo governo, perché una futura maggioranza senza Draghi premier perderebbe quasi certamente la Lega e dipenderebbe numericamente da Fi o Iv. E avrebbe come primo obiettivo quello di varare una riforma elettorale proporzionale. Politicamente, insomma, una sorta di anno zero. Ecco perché lo scenario politico sta sempre più assomigliando a una maionese impazzita”. (Continua a leggere dopo la foto)

Conclude Signore: “Il sistema, dunque, scricchiola. Semplicemente perché è impossibile convivere con due scenari opposti: Draghi premier o Draghi capo dello Stato sono l’alfa e l’omega. Solo di questo discutono i partiti. Ieri, per dire, Tajani spiegava che «senza di lui la maggioranza non starebbe insieme», mentre Conte lo spingeva ad andare avanti perché «ha molto da fare». La sintesi, forse, sta nelle parole di Prodi: «Il primo passo è la decisione di Draghi»”.

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