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Draghi al servizio dei francesi? Quelle strane operazioni e i dubbi su come è diventato premier

Pubblicato il 28/04/2022 08:42

Paolo Cirino Pomicino, ex ministro della Pubblica amministrazione, oggi ha un dubbio atroce su Mario Draghi: il premier è davvero libero da qualsiasi interesse? Se a molti la risposta appare ovvia, altri cercano le “prove” per dimostrare chi e cosa ci sia dietro al premier. Cirino Pomicino contribuì all’ascesa di draghi, ma ora, nel suo ultimo libro dal titolo “Il grande inganno – controstoria della Seconda Repubblica”, si pone più di una domanda. Ad alimentare il sospetto le recentissime nomine pubbliche che lasciano a bocca aperta. Nell’opera, ricorda Luigi Bisignani sul Tempo, è un’evidenza più di tante altre ad attirare l’attenzione: ossia l’appoggio dell’ex presidente della Banca centrale europea ai francesi per la vendita della Bnl, la banca del Tesoro. E quindi? (Continua a leggere dopo la foto)

Da qui una maliziosa domanda rivolta direttamente ai democratici di Enrico Letta: “Il Partito Democratico potrà, prima o poi, spiegare perché bocciò la cordata italiana e perché Bnl venne data ai francesi? Qualcuno fu ‘pagato’ anche solo in termini culturali, per quella scelta?”. Per Pomicino non sarebbe solo una coincidenza l’accordo Parigi-Bonn che permise alla Francia di mettere le mani sull’Italia. In particolare, si legge, “il capitalismo francese ha acquisito la Edison diventando il secondo produttore elettrico dopo l’Enel, poi entrò con Credit Agricole nel capitale di Banca Intesa per uscirne poco dopo portandosi in dote Cariparma”. In cambio? (Continua a leggere dopo la foto)

Un bel niente, come sempre. L’Italia, è la conclusione del politico napoletano, può dare ma mai avere. E Draghi, dunque, godrebbe ora del “credito” francese proprio in virtù di quel regalo. Credito che gli è stato utile anche per diventare premier. Poi Cirino Pomicino vira su un altro argomento: la mafia. C’è stato un partito che ha avallato l’operazione di quei magistrati, super poliziotti e mafiosi che hanno ostacolato quella parte della Dc che non era stata annientata da Tangentopoli. “Noi – puntualizza – non abbiamo mai detto che il Pci fosse sensibile agli interessi mafiosi… ma ci sono molti indizi… Indizi dello stesso valore non ci sono stati a carico della Dc”.

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