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“Dov’è la vittoria?”. Caracciolo sdraia i sostenitori della guerra mentre l’Ue si nasconde dietro i cavilli

Pubblicato il 23/04/2022 11:05

Un’Unione Europea a parole unita e determinata, sicura della strada intrapresa e decisa ad andare avanti fino in fondo pur di mettere in ginocchio Vladimir Putin con sanzioni che, sulla carta, dovrebbero spingere la Russia a interrompere presto il conflitto in Ucraina. In realtà, però, le istituzioni Ue vivono in questi giorni momenti di grandissimo imbarazzo, con la scadenza fissata da Mosca sui pagamenti del gas sempre più vicina e il clamoroso rischio che gli Stati europei si trovino a violare le loro stesse sanzioni, in un’escalation sempre più grottesca.

Come raccontato da Federico Fubini sulle pagine del Corriere della Sera, infatti, a partire dal 31 marzo non sarà più possibile pagare il gas russo in euro o dollari, soltanto in rubli. Per farlo, il provvedimento del Cremlino impone agli importatori europei di aprire due conti presso una banca russa, il primo in euro e l’altro in rubli, con il pagamento da effettuare sul primo dei due conti corrente e trasformato poi nella moneta russa dall’istituto. Questo, però, secondo la Commissione Ue violerebbe le sanzioni decise dagli stessi Stati Ue. Una situazione decisamente imbarazzante e che potrebbe portare presto i vari Paesi del Vecchio Continente a lasciare in soffitta minacce e toni battaglieri.

L’ennessimo tassello di un puzzle dell’assurdo che si va costruendo settimana dopo settimana sotto i nostri occhi. E che ha spinto il fondatore e direttore di Limes Lucio Caracciolo a chiedersi, sulle pagine della Stampa: “Dov’è la vittoria per l’Occidente?”. Sottolineando come, nel momento in cui decidiamo di sostenere un altro Paese impegnato in un conflitto (l’Ucraina di Zelensky) dovremmo almeno “sapere dove quest’ultimo vuole andare”. Inoltre “se ci rifiutiamo di combattere direttamente i russi sul campo, dobbiamo riconoscere a chi su quel campo si gioca la vita il diritto di decidere come e quando dichiarare vittoria”.

Coerente, secondo Caracciolo, sarebbe discutere con Kiev di quali compromessi possono essere accettati e quali no. Per noi italiano, lo scenario che si prefigura non è dei migliori: “Abbiamo un nemico bellicoso, incattivito e imprevedibile non lontano dalle nostre frontiere orientali e prossimo a quelle meridionali. In sede atlantica non abbiamo praticamente voce in capitolo. Anzi, proclamiamo che faremo quello che decideranno gli alleati”. Con la Nato concentrata sul Baltico e non sul Mediterraneo, avremmo l’occasione di assumerci responsabilità nella protezione del vitale spazio marino. Ma non ne abbiamo i mezzi, visto che insistiamo nel non dotarcene. Con un governo che continua a non spiegarci che siamo in guerra e cosa significherà, eventualmente, vincerla.

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