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Il Cts e i dubbi sull’obbligo vaccinale imposto dal governo. Si aprono le prime crepe

Pubblicato il 08/01/2022 09:58

Iniziano le prime crepe, mentre la scienza prende finalmente qualche distanza dalla politica. Perché quello che sta facendo il governo non ha nulla a che fare con l’emergenza sanitaria, e i dati scientifici paralo d’altro. Tanto che ora alcuni componenti del Cts hanno manifestato dei dubbi sulla scelta del Governo di imporre l’obbligo vaccinale per gli over 50. A quanto apprende l’AGI, sarebbe in discussione l'”utilità” della misura dal punto di vista della comunità scientifica che sulla questione appare divisa. A non convincere alcuni esponenti del Cts è l’utilizzo dello strumento dell’obbligatorietà con riferimento, in particolare, alla variante Omicron che presenta caratteristiche peculiari, tra cui l’elevata contagiosità, rispetto alle altre finora dominanti. (Continua a leggere dopo la foto)

“Non è un caso che il Cts non sia stato consultato in relazione al provvedimento sull’obbligo vaccinale proprio perché sarebbe stato chiaro che alcuni membri del Comitato tecnico scientifico non sarebbero stati favorevoli rispetto a un obbligo non giustificato”. Lo afferma all’AGI l’avvocato Consuelo Locati, che guida il pool di legali impegnati nella causa civile avviata da 500 familiari delle vittime del Covid davanti al Tribunale Civile di Roma. Locati aggiunge che “a quanto sembra le Regioni avevano chiesto che venisse consultato il Cts ma questa richiesta sarebbe stata ignorata dal governo”. (Continua a leggere dopo la foto)

“Va considerato anche – ragiona Locati – che quest’obbligo avrà delle conseguenze non adesso, andando a decongestionare la rete ospedaliera, ma almeno tra sei mesi quando in estate si sarà molto attenuata la circolazione del virus. Questa è l’ennesima prova che le istituzioni non vogliono assumersi le responsabilità delle proprie scelte e usano altri argomenti per celare le loro responsabilità nella gestione della pandemia”. (Continua a leggere dopo la foto)

Secondo la legale che ha presentato centinaia di esposti per conto dei familiari anche nell’inchiesta della Procura di Bergamo, “dopo due anni di restrizioni la pandemia viene ancora gestita dalle istituzioni in maniera improvvisa, caotica e creativa. Dopo le prime ondate, sono stati creati pochissimi nuovi posti letto in terapia intensiva come dimostrano gli accessi agli atti che abbiamo effettuato in queste settimane chiedendo i dati a varie Regioni”.

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