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Il vergognoso assalto a Capuozzo per i suoi dubbi su Bucha. Vietato opporsi alla verità unica

Pubblicato il 07/04/2022 09:19 - Aggiornato il 07/12/2022 17:58

Brutta bestia il pensiero unico. Dal Covid all’Ucraina, ormai è impossibile sollevare un qualsiasi dubbio o andare contro la narrazione a senso unico che si viene subito tacciati di essere negazionisti, complottisti, scemi, idioti e chi più ne ha più ne metta. L’ultima vittima di questa brutta storia è Toni Capuozzo, a cui vogliono addirittura togliere un premio giornalistico dopo essere stato investito da una valanga di insulti. La colpa? Aver osato avanzare qualche interrogativo sulla strage di Bucha durante la puntata di “Quarta Repubblica”, su Rete4. Capuozzo ha fatto notare che qualcosa non torna nelle tempistiche, e che i documenti disponibili (audio e video) non contribuiscono a fugare ogni incertezza su quanto accaduto nella cittadina ucraina. In questi ultimi tempi, come osserva Borgonovo su La Verità, commentando il caso Capuozzo – “chi tenta di scavare evitando la superficialità è guardato con grande sospetto. E rischia di vedersi appiccicata la più odiosa delle etichette: quella di negazionista, appunto”. (Continua a leggere dopo la foto)

Ma cosa ha detto Capuozzo? “Guai a non porsi delle domande. Il risultato non cambia, cioè l’orrore, ma quello che non mi convince è la sequenza dei tempi. Mi faccio qualche domanda e voglio ricostruire quello che è accaduto. Il 30 marzo i russi si sono ritirati da Bucha. Il 31 marzo il sindaco di Bucha rilascia un’intervista davanti al municipio, soddisfatto, in cui esprime la propria soddisfazione per il fatto che i russi hanno finalmente abbandonato il paese. Il primo di aprile c’è un’altra intervista e nessuno fa menzione dei morti in strada. Poi il 2 aprile spunta fuori un filmato della polizia ucraina che mostra le devastazioni della guerra a Bucha, ma mostra soltanto un cadavere”. (Continua a leggere dopo la foto)

Ricostruisce ancora Capuozzo: “Il 3, invece, iniziano a circolare le immagini di tutti i morti che abbiamo visto. Da dove sono saltati fuori tutti questi corpi? Possibile che dopo 4 giorni nessuno ha messo una coperta su questi cadaveri?”. Tra le perplessità del giornalista c’è un altro aspetto che il da rimarcare: “Mi spiace essere crudo, ma quando tu uccidi una persona con un colpo alla tempia, fin quando il cuore continua a battere è una pozza di sangue. Ne avete viste vicino a questi corpi? Io li ho visti come sono i cadaveri dopo qualche giorno. Queste vittime sono in strada da tre settimane? Non sarebbero in quelle condizioni!”. (Continua a leggere dopo il video)

Oggi accade con Bucha, fino a qualche mese fa accadeva con il Covid. Scrive ancora Borgonovo: “Chi scendeva in piazza a manifestare contro la gestione governativa della pandemia veniva etichettato come negazionista del virus. Il fatto è che le verità ufficiali sono spesso molto problematiche, perché ovviamente è il potere a fissarne i confini. E il potere, quasi sempre, utilizza come criterio non «il vero» bensì «l’utile». Nel caso del Covid è da subito diventato evidente l’uso politico della scienza: esisteva una narrazione approvata dall’alto che non poteva essere messa in dubbio. Bollando i critici della gestione governativa come «negazionisti» li si screditava, li si gettava fuori dal consesso dei cittadini rispettabili”. Adesso lo stesso meccanismo si sta usandi per la guerra in Ucraina.

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