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4.000 posti di lavoro ma saranno assunti solo stranieri. Ecco il capolavoro dei governatori leghisti

Pubblicato il 19/04/2022 12:50

Una sanità devastata dall’emergenza Covid e rimasta, ancora una volta, senza dottori e infermieri. Con una Regione, a guida Lega, che per far fronte al problema ha iniziato sì a muoversi, ma finendo per privilegiare l’inserimento di medici stranieri, senza qualifiche, rispetto agli italiani. Dando un’occhiata a quanto sta accadendo in Lombardia, viene da pensare che il limite dell’assurdo sia stato già superato e da un bel pezzo. Anche perché nel frattempo a soffrire maggiormente sono proprio le realtà più colpite dalla pandemia, le Rsa.

Sanità, 4.000 posti di lavoro ma saranno assunti solo stranieri. Ecco il capolavoro dei governatori leghisti

Come riportato da Claudio Marincola sulle pagine del Quotidiano del Sud, si stima che nell’ambito socio-sanitario manchino circa 3 infermieri ogni 100 posti letto, circa 4.000 nella sola Lombardia. Numeri che si traducono, all’atto pratico, in minore qualità, stress maggiore per i dipendenti, aumento dei rischi correlati alle cure, impossibilità nel garantire la presenza di un professionista 24 ore su 24. E così le Rsa, abbandonate dalle istituzioni, hanno deciso di muoversi da sole per risolvere i loro guai, formando il personale in Sudamerica.

L’Uneba, associazione di fondazioni, imprese sociali e altre realtà che operano in campo socio-sanitario, è da tempo in difficoltà nel reperire personale e ha organizzato un convegno a Milano per denunciare la situazione: “La carenza di professionisti sanitari, in particolare infermieri, è un tema ricorrente negli ultimi trent’anni di mercato del lavoro sanitario lombardo. Lungo gli anni ci sono stati diversi interventi legislativi per rendere più attraente la professione, allinearla agli standard internazionali e sgravare gli infermieri da compiti non propri. Tentativi che sono tutti falliti”.

E così il ragionamento finale è il seguente: non possiamo permetterci di aspettare i futuri laureati e quindi l’unica strada rimane quella di ricorrere al mercato internazionale, reclutando infermieri formati nelle università dei loro Paesi e offrirgli un lavoro stabile negli enti socio sanitari lombardi. Una mossa figlia della disperazione, dopo anni di inutili appelli allo Stato e alla Regione. I requisiti richiesti sono la conoscenza della lingua italiana, la condivisione di valori e convinzioni, delle competenze sovrapponibili. Un progetto già iniziato, con il dialogo avviato con alcune università del Sudamerica (Perù, Paraguay, Argentina). L’ennesima follia tutta italiana, frutto delle (non) scelte di una politica sempre più lontana.

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