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34 miliardi a rischio! L’appello del comparto edilizio italiano (8% del PIL)

Pubblicato il 28/03/2020 18:55

 Nel 2020 per il settore dell’edilizia è prevista una perdita di 34 milioni di euro. Questo secondo quanto riportato da una prima stima condotta dagli analisti del Cresme (azienda che si occupa anche di descrivere l’andamento dell’economia e del mercato delle costruzioni). Come riporta “Il sole 24 ore”, infatti, l’emergenza coronavirus non solo bloccherà la ripresa che si stava consolidando e che doveva corrispondere a un +2,4%, che dava seguito a +3% dell’anno passato, ma risulterà di gran lunga peggiore di quella del 2009.

La contrazione degli investimenti, nel settore edilizio delle opere pubbliche, risulterebbe del 3,8% nel primo bimestre marzo-aprile. Nel bimestre successivo la contrazione sale a ben 16,5%. E’ prevista la sospensione quasi totale dei cantieri di edilizia pubblica non residenziale e una sospensione parziale dei cantieri del genio civile. Per quanto riguarda il settore immobiliare la previsione di contrazione è del 15,3% per gli investimenti delle compravendite residenziali, 92.400 in meno, con una perdita di fatturato di 15,5 miliardi rispetto al 2019.

L’impatto sull’attività edilizia coinvolgerebbe in egual misura sia il comparto residenziale sia quello non residenziale (pubblico e privato). Le previsioni ipotizzate parlano in sostanza di una “quasi totale sospensione” delle attività in tutti i comparti. La sospensione sarebbe però parziale per il settore del genio civile e per la manutenzione straordinaria. Alla base delle stime riportate vi è l’ipotesi di una cauta ripartenza dei cantieri da giugno a ottobre. 
Anche in questo settore è sempre più chiaro che nessuna ripartenza sarà mai possibile senza un intervento dello Stato. Lo shock è così radicale da richiedere risposte straordinarie che non solo mettano a disposizione reali risorse, ma che prevedano dei percorsi per accedervi in grado di bypassare la burocrazia. Basti ricordare che le costruzioni ancora oggi offrono un contributo rilevante al Pil (8%) e sono in grado di generare, in virtù della loro lunga e complessa filiera collegata a quasi il 90% dei settori economici, l’effetto propulsivo più elevato sull’economia tra tutti i comparti di attività.