Dal 1° settembre è scattato l’obbligo anche per il personale della scuola. Dopo quello sanitario, la scure si è abbattuta su insegnanti, presidi e personale Ata. Ma sono tante le voci che si stanno opponendo a questo sopruso. E così, da Genova, è partita una singolare protesta. Scrivere direttamente nei moduli di consenso al vaccino che si è lì perché altrimenti si perde il posto di lavoro. Molti prof, infatti, pretendano che venga messo a verbale che si stanno vaccinando perché costretti e quindi contro la propria volontà. “Mi vaccino solo perché sono obbligato per non perdere il posto di lavoro”. Altre quattro persone, fra insegnanti e personale Ata (amministrativo e tecnico), a Genova hanno infatti seguito il metodo lanciato da una maestra. (Continua a leggere dopo la foto)
Il primo settembre, all’hub vaccinale del Teatro della Gioventù, la maestra ha scritto sul modulo del consenso informato queste parole: “Mi sento costretta a sottopormi a questa vaccinazione perché rischio di perdere il lavoro e sono monoreddito. Esprimo il mio pieno dissenso al riguardo”. La maestra Chiavello ha anche messo nero su bianco la necessità del risarcimento allo Stato in caso di conseguenze negative dopo il siero. Per queste sue parole messe nero su bianco i medici si sono rifiutati di vaccinarla. (Continua a leggere dopo la foto)
La stessa strada, con le stesse parole, è stata percorsa nei giorni successivi da altri colleghi. Come racconta Il secolo XIX, quattro persone, nei giorni in cui la scuola sta facendo – non senza nodi – le prime prove con il Green pass, non sono state vaccinate per aver scritto di essere lì contro la propria volontà ma solo per non perdere il posto di lavoro. “Accetto di essere vaccinata dal momento che, sotto coercizione, e non per mia volontà, devo sottopormi come ‘cavia’ a un vaccino in cui non credo a causa della sospensione dello stipendio”. (Continua a leggere dopo la foto)
E hanno aggiunto: “Pertanto non mi ritengo responsabile di eventuali danni o effetti avversi alla mia persona e in tal caso pretendo di essere risarcita dallo Stato”. Una linea che ora viene abbracciata anche da altre persone al lavoro nel mondo della scuola che sono contrari alla certificazione verde necessaria, per insegnanti e personale Ata, dallo scorso primo settembre.
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