Stare fermi per due mesi è un suicidio. L’Italia non può permettersi di restare ferma e veder morire la propria economia, la propria forza. I danni saranno enormi e irreversibili. In un’intervista riportata da “La Stampa” il presidente di Confindustria Giuseppe Pasini fornisce un’analisi di quello che sta succedendo, delle conseguenze che il blocco ha sulle imprese e di quello che potrebbe essere se non prendiamo le giuste decisioni in tempo.
Il fatto che gli imprenditori chiedano di ripartire con il lavoro non significa che non considerino l’aspetto di sicurezza sanitaria. Al contrario. Quello che si chiede è di consentire la ripartenza con le giuste precauzioni, ma di consentirla. La richiesta è tale perchè nessuno meglio di chi trascina l’economia del Paese nel concreto, e non a chiacchiere, sa a cosa si andrà incontro se si aspetta troppo. Pasini è a capo del gruppo siderurgico Feralpi che produce ben 1,3 miliardi di fatturato e dà lavoro a 1.500 dipendenti. Non si aspettava che la riapertura sarebbe stata rimandata al 4 maggio.
Pasini fa notare: “Non capisco perchè in Germania si possa tenere aperto con mascherine, guanti, distanze e prove della febbre, mentre a Brescia no.” Così mentre la parte della sua azienda con sede in Italia è in rovina, quella tedesca, tra Dresda e Lipsia va alla grande. Numerose e forti le preteste che si prevedono da parte degli imprenditori lombardi se la situazione non si scrosta dopo il 4 maggio.
Per quanto riguarda l’aspetto degli aiuti economici previsti a sostegno delle aziende il presidente ammonisce anche in questo caso, serve rapidità: ”Occorre che i 400 miliardi di garanzia siano sbloccati subito, altrimenti le imorese falliscono e inizia pure l’emergenza sociale. Sembrano un pacchetto virtuale sotto scacco della burocrazia. La rovina dell’Italia. La ripresa sarà dura perchè non si va da zero a 100 in un giorno, una settimana, un mese. I clienti saranno in difficoltà, e le piccole aziende avranno poca liquidità. Prevedo tanti fallimenti”.
Basta con le chiacchiere, con la burocrazia, le disattenzioni, le inefficienze, basta con le riscritture dei decreti. Bisogna agire con prudenza, tempestività. E’ anche emergenza economica. Fin quando il vaccino non sarà trovato, cosa si pretende, di lasciare l’Italia chiusa in casa? Devono assolutamente, ora, adesso, essere designate, stabilite le procedure per la messa in sicurezza dei lavoratori sui posti di lavoro. L’Italia e le imprese hanno bisogno di ripartire prima che sia troppo tardi. E’ già tardi. Non possiamo permettere che la storia si ripeta.
Non abbiamo ancora imparato dopo la lezione delle mascherine e dei respiratori, che bisogna agire subito e con previdenza? Ogni minuto che passa in cui l’Italia sta ferma, cascate imponenti di perdite investono l’economia. E la ripresa sarà sempre più drammaticamente difficile.