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4 negozi e 3 ristoranti su 10 non riapriranno. L’allarme della Cna di Roma

Pubblicato il 27/04/2020 11:33

La Cna di Roma, Confederazione dell’artigianato e della piccola e media impresa, lancia un allarme che riporta “La Repubblica”: “con queste premesse 4 negozi al dettaglio su dieci, dalle gelaterie all’abbigliamento, rischiano di fallire. Stessa sorte per almeno 3 su 10 fra ristoranti, alberghi e centri estetici.” 

Non serve chissà quale tecnico appartenente a chissà quale task force per capire che ‘gli aiuti’ economici del governo per far ripartire le imprese non sono neanche lontanamente vicini a quelle che sono le reali esigenze. Il riavvio per l’economia reale appare sempre più problematico. Cosa ne sarà di tutte quelle piccole e medie attività, cuore pulsante della nostra economia, che non riusciranno ad ottenere il credito? E comunque anche per ‘i più fortunati’ che riusciranno ad ottenerlo non basterà per fronteggiare le spese. “I commercianti devono affrontare spese vive, prestiti e mutui al momento sospesi e nuovi costi come la sanificazione. La ripartenza non sarà gratis, anzi.” Un imprenditore del settore della ristorazione, Mino Dalonzo ha calcolato che solo per la ripartenza, per poter adeguare la propria attività alle misure di sicurezza previste, dovrà effettuare un investimento di 17.500 euro. Senza considerare tutto quello che arriverà dopo. Cifre improponibili. Assurdo pensare che dopo ben tre mesi di totale chiusura, in cui l’unica cosa a lievitare erano le spese fisse, utenze, affitti ecc.. un imprenditore possa farsi carico di tutto, dei debiti contratti durante la chiusura, che ha significato per molti oltre a un mancato introito, una perdita enorme di materie prime, delle spese che comunque rimarranno fisse nonostante sia evidente che saranno nettamente inferiori gli incassi, degli investimenti richiesti per la ripartenza.  

In base al report stilato dal Cna i più colpiti dal lockdown sono i locali del settore turistico e ricettivo, “il calo del fatturato arriva all’ 85% per gli hotel, che pure potrebbero rimanere aperti ma il mercato è fermo”. Solo a Roma e provincia si contano 1.800 alberghi, 12mila ristoranti, 11.500 bar, 16.500 centri estetici, di questi almeno il 30% rischia di chiudere. Ancora peggio per le 1.375 pasticcerie e gli oltre 61 mila negozi al dettaglio che da soli danno lavoro a oltre 106 mila persone. Problemi anche per le bigiotterie: sono 1.109 a Roma e provincia e una su quattro, quasi 300, rischia di chiudere. Stessa sorte per 7.640 imprese edili sulle 63.300 attive a Roma o per 613 autoriparatori su 6.138.

Serve liquidità immediata, snellimento netto della burocrazia e giubileo fiscale. L’Italia a queste condizioni non sarà mai in grado di ripartire.