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Viberti: “Ecco il progetto di sovranità monetaria ed economica che serve per rilanciare il Paese, i suo borghi e le sue città”

Pubblicato il 18/01/2021 11:08 - Aggiornato il 20/01/2021 16:57

di Carlo Viberti.

Il 18 gennaio è stato il Martin Luther King’s day, festa nazionale negli USA. Strana coincidenza, questa ricorrenza in un momento così drammatico per l’Italia.

Di fatto, una straordinaria occasione per ricordare valori e visioni per una società più giusta e più sana, decisamente di tono diverso rispetto a gran parte dei discorsi che in questi giorni si ascoltano dall’auto-declamatosi “avvocato del popolo” in merito ad alleanze governative posticce, alle prese con documenti di fondamentale importanza che vengono scritti durante riunioni notturne ed incontri segreti, in ambienti così lontani da quelle centinaia di migliaia di piccole e medie aziende, professionisti, piccoli imprenditori, artigiani, artisti, ristoratori e commercianti che hanno chiuso o stanno per farlo.

Rispetto a quanto sentiamo da Palazzo Chigi, stonano molto e positivamente sorprendono le recenti le parole del Presidente della Corte Costituzionale: in una intervista televisiva, egli ha confermato come i cosiddetti DPCM, elaborati e firmati dal citato avvocato che sembra aver dimenticato alcune importanti nozioni giurisprudenziali in merito, siano semplicemente dei meri “atti amministrativi impugnabili presso i preposti organi amministrativi”; atti molto probabilmente illegittimi a livello costituzionale, pertanto, ripetuti con cadenza inaccettabile per limitare in modo spesso poco razionale, a singhiozzo, a macchia di leopardo, quelle libertà d’impresa, di studio e di mobilità che viceversa sono diritti costituzionalmente sanciti, condizionabili solo mediante Leggi dello Stato, ovvero limitabili solo tramite provvedimenti legislativi che i decreti emessi dalla Presidenza del C.d.M. di fatto e di diritto non sono, affatto.

In merito, a differenza della frase pronunciata dall’icona dei diritti delle minoranze statunitensi, ricordata il 18 gennaio (“I have a dream”), l’esempio di eco-sostenibili bio-economie circolari, di fatto esistenti a bordo delle basi orbitali per i programmi sui quali lavoro, mi porta a letteramente “spaziare” etimologicamente su di un più materiale seppur più dettagliabile “I have a project”.

A questa nazione serve infatti un progetto, supportato da un organo esecutivo (il potere legislativo in una democrazia, fino a prova contraria, risiede solo nel Parlamento) che sia formato da persone che rispettino la Costituzione e che venga sanzionato dal potere giudiziario quando questa venga violata, ripetutamente.

A questo nostro popolo, a tutti noi, serve un preciso e condiviso percorso progettuale di rinascita, che sia basato su dati precisi, analisi certe ed azioni risolute, proprio come accade per le missioni spaziali; un progetto di ampio respiro e di illuministica visione, le cui azioni siano portate a compimento con lungimiranza, per il popolo e non solo per una sua parte, e che non sia imposto o controllato da poteri esterni, massonerie e Stati Esteri collocati fisicamente fuori o dentro la penisola italica.

Serve urgentemente un progetto che attui una visione ad ampio raggio, basata sulla ragione, non dogmatico e non basato su estemporanee uscite di virologi spesso poco ferrati nella loro stessa materia (difficile dimenticare l’attempato signore che a fine gennaio 2020 proclamò in diretta TV “rischio di contaggio? Zero !” Mentre ora continua ad elargire consigli per contenere quella pandemia che 12 mesi fa diceva non poter esistere).

Un progetto, oltre il sogno, un progetto pratico per un rinascimento etico-culturale e tecno-scientifico dell’intera nazione: questo serve, urgentemente, prima di cadere in un baratro irreversibile per il Paese.

E questo progetto deve essere concepito ed attuato da persone di alta integrità morale, con documentata assenza di interessi personali e con dimostrate capacità etiche e professionali, che sappiano saggiamente coniugare il sapere al fare, con un crono-programma serio, ovvero non con governi e ministri senza qualità e senza competenze specifiche, dove piani obsoleti vengono scelleratamente ridatati, dove quasi scientificamente ciascuno risulti non essere al posto giusto né per studi né per carriera lavorativa, sempre che ne abbia avuta una.

Il gruppo STEM di Italexit intende avvalersi di tutte le esistenti soluzioni tecno-scientifiche ed economiche che permettano la svolta, al fine di ingegnerizzare una visione per sviluppare eco-sostenibili modalità di nuovo governo del territorio: prendendo il meglio di scienza e conoscenza, per concepire ed attuale tale macro-piano devono essere ascoltati e coinvolti non solo architetti, tecnici, ingegneri, medici, chimici, fisici, notai, economisti, commercialisti, ma anche piccoli imprenditori, liberi professionisti, lavoratori ed operatori di tutti i settori socio-economici, che sappiano di cosa parlano e che parlino ed agiscano in modo onesto, con una ferrata esperienza sul campo, in uno sforzo collettivo indipendente dai giochi di potere dei “palazzi”, illuminati dalla consapevolezza che solo etica e capacità al servizio della comunità possano e debbano essere i valori da mettere al centro della politica, per una più sana e più giusta res-publica.

Pertanto, sì, abbiamo un progetto: governare il territorio con una nuova filosofia basata sui valori della vita, della bios, per nuove bio-polis al posto del grigiore di città, periferie e comunità rurali ed alpine depresse e senza futuro.

Un progetto che realizzi un nuovo concetto di urbanistica, mettendo al centro la persona e l’ambiente, dove valori, ideali, esperienze e tradizioni locali vengano finalmente valorizzate nel rispetto reciproco e con equa ri-distribuzione di ricchezze materiali e culturali, in macro-circoscrizioni urbane od in borghi dove specializzare rispettive tematiche socio-occupazionali per il rilancio socio-economico il più possibile a chilometri zero.

Un progetto per gestire e rigenerare città e borghi di questa italica penisola prima che venga totalmente cannibalizzata dall’estero, anche a causa di collaborazionisti che fanno versare agli italiani decine di miliardi di euro agli enti europei per poi provare a farseli prestare come fondi di recupero che saranno da restituire tassando a sangue la popolazione.

Anche in merito a valuta nazionale e realtà locali, abbiamo delle idee, pratiche e realistiche: creare distretti circoscrizionali di eccellenza nelle rispettive aree urbane, riqualificando le periferie delle città e rinaturando i borghi extra-urbani, in modo da valorizzare tutte quelle rispettive risorse ed eccellenze localmente esistenti, mutatis mutandis, enfatizzando le rispettive caratteristiche ed esperienze disponibili in loco.

Un progetto, in altre parole, di bio-economia circolare che porti le rispettive cittadinanze a vivere in quartieri e borghi più verdi, più sani, a consumi zero grazie ad energie rinnovabili ed al genio diffuso di cui l’Italia è ricca, applicando con vera lungimiranza etica e razionale gli intrinseci valori di tecno-scienze e conoscenze utilizzate solo ed unicamente per il bene comune, dall’idrogeno per gli impianti energivori alla coibentazione edile con verde verticale per le abitazioni, dal fotovoltaico e dai collettori solari alle costruzioni stampate in 3D con tecnologie ISRU ed alle serre idroponiche derivate dai programmi aerospaziali, dove salubrità e benessere tornino ad essere gli obiettivi finali, per tutti.

Abbiamo un progetto, con valori di destra ed ideali di sinistra: un progetto per una tecno-scientifica bio-economia circolare senza più vecchie etichette partitiche, ove applicare principi che si rifanno non solo a Keynes ed alla Modern Money Theory ma direttamente alle centenarie teorie di William Potter, che già nel 1650 proponeva valide alternative alla circolazione di monete imposte da altri e basate su valori non disponibili in loco.

Quand’ero capo-ingegnere dell’Ufficio Attività Astronauti avevamo l’ECU, come valuta di riferimento locale per i programmi aerospaziali di cui mi sono occupato: ora chiamiamoli come si voglia, marenghi, scudi, lire o, per innovare il gergo, qui per esempio definiamo questa moneta autoctona col nome di “Tauro”.

Localmente, si ipotizzi, ora, che un qualsiasi Municipio, per la necessaria ripartenza, ovvero per l’indispensabile riassetto sociale, culturale ed economico del proprio territorio, possa chiedere ai propri cittadini il contributo di una piccola quantità di Tauri, ogni mese od ogni anno, quale sussidio etico per attivare un nuovo sistema virtuoso nella cittadinanza locale.

In altre parole, una valuta in-situ, che i cittadini si procurano espletando nel tempo libero, quando possibile, attività manuali od intellettuali di supporto alla comunità ovvero alla res-publica comunale, a seconda delle proprie competenze od affinità. E non sarebbe peraltro la prima volta, sul pianeta Terra, che si adotta questa idea.

Non importa cosa: per minimizzare l’utilizzo di valuta, specialmente estera, ciascuno di noi per qualche ora al mese può davvero contribuire, facendo nel contempo qualcosa di importante e dimostrativo, per gli altri: da piccole mansioni per la raccolta differenziata alla pulizia e gestione delle aree comuni, dal supporto ad anziani ed all’insegnamento a bimbi e ragazzi alla programmazione software di sistemi di analisi-dati per la gestione urbana (ambiente, traffico, contabilità, ecc.), dalle piccole manutenzioni di aree comuni, infrastrutture e sistemi all’edificazione di spazi in parchi ed aree verdi, dalla fornitura di pasti caldi ai più poveri alla sistemazione di ricoveri per i senza-tetto, e così via, ciascuno il suo.

Contribuire alle mille piccole necessità di una comunità, non importa se in paese marittimo o borgo lacustre, alpino o nella circoscrizione di grande città: ciascuno per quanto può e riesce, pagato poi con qualche Tauro dalle rispettive autorità locali.

E così, con i propri Tauri guadagnati, ipotizziamo che il “cittadino etico”, nel suo rispettivo Borgo di Eccellenza, possa pagare quei servizi e quelle utenze e risorse comunali che possano servirgli, oppure possa acquistare beni artigianali, cibo locale, atrezzi, componentistica, strumenti e quanto necessario per le proprie attività casalinghe ed i propri hobbies, in un quartiere od un borgo che finalmente torni a vivere illuminato da una nuova solidarietà sociale, valorizzando le rispettive caratteristiche e peculiarità di quel borgo, di quel quartiere, di quella circoscrizione, di quella comunità: borghi di rispettiva eccellenza (musica, arti, cultura, nutrizione, ristorazione, artigianato e commercio etico, poli biomedicali, tecno-scientifici, di innovazione tecnologica e robotica, accademico-scolastici e formativi, borghi di eccellenza in storia ed architettura, in infrastrutture e sistemi di mobilità elettrica di terra e verticale, così via) per una bio-urbanistica alimentata ad idrogeno, potenziata dal sole, illuminata dai LED attivati da sensori diffusi, con navette, trenini, taxi ed aerotaxi elettrici, per tutti, azzerando inquinamento acustico ed atmosferico, ovviamente in sinergia con Governo e controllo economico nazionale.

Impossibile, questa bio-polis ? Impossibile, questa bio-economia circolare lontana da accordi capestro con istituzioni e poteri esterni distanti migliaia di chilometri ma arrogantemente autoritari ?

No, perché questo progetto è davvero fattibile, basta volerlo: in rispettive città e comuni che possano essere esempio per l’intero Paese.

D’altronde, nel settore aerospaziale ho imparato che quanto sopra è proprio ciò che fanno i miei colleghi di NASA ed ESA dentro le basi spaziali: ognuno contribuisce con le proprie capacità alla piccola comunità orbitale, ricavandone risorse materiali ed immateriali per la propria vita individuale di bordo, inviate loro dal “municipio” ovvero in tal caso da Terra, in cambio del loro lavoro a bordo.

Sulla MIR sovietica, sullo SkyLab statunitense, sulla base internazionale ISS attualmente in orbita e sulle mie missioni aerospaziali sperimentali in assenza di gravità, dagli anni ‘70 ad oggi non ho mai visto circolare una sola banconota: eppure queste comunità spaziali rappresentano il fior fiore della razza umana, con donne e uomini di ogni etnia e di ogni cultura che insieme fanno prosperare da 50 anni il meglio del pianeta e contemporaneamente aiutano la Terra a diventare un posto migliore, da lassù in orbita, esempi forse troppo distanti e diversi dall’operato dei presunti avvocati del popolo attivi solo molto più in basso. Eppure, fonti di fondamentale ispirazione, che vivono ed operano dove le risorse locali e le risorse della natura trionfano nel concetto di ISRU: In-Situ Resources Utilization, come sarà presto anche nelle basi su Luna e Marte che stiamo ingegnerizzando in questi anni (https://www.iafastro.org/biographie/carlo-viberti.html).

Martin Luther King aveva un sogno, noi invece abbiamo un progetto, concreto e realizzabile, ovviamente valido nei limiti di una applicazione a livello locale, da abbinarsi ad una valuta nazionale, stampata da una Banca Centrale italiana che immetta moneta nazionale in deficit controllato ma esente da assurdi dogmi europei, realizzando una bio-economia davvero eco-sostenibile, garanzia di piena occupazione e bassa inflazione, come possibile e come parzialmente dimostrato negli USA in questi anni.

Un progetto di sovranità monetaria ed economica che rilanci il Paese, i suoi borghi e le sue città, da attuare prima che sia troppo tardi.