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“Professor Mario Draghi, per favore ci chieda la Luna”

Pubblicato il 26/02/2021 14:36

Di Roberto Ragazzoni, Direttore Osservatorio Astronomico di Padova, Accademico dei Lincei

Non è uno scherzo: per favore faccia in modo che al comparto del sistema nazionale che si occupa di ricerca venga chiesto, anche, di lanciare il cuore oltre l’ostacolo, di fare cose che oggi possiamo solo vagheggiare. Faccia in modo che a questovenga fornita una fetta adeguata dei fondi del Recovery Plan. 

E’ rischioso, come fu 60 anni fa pensare di raggiungere la Luna in meno di un decennio, ma è necessario. 

Anche il mondo della ricerca ha nel Recovery Plan un’opportunità epocale. Certo, bisognerà anche pensare aitanti bisogni che oggi assillano la vita quotidiana dei ricercatori, a iniziare dall’edilizia e le stabilizzazioni del precariato, per dare un laboratorio vero ed uno stipendio sicuro a chi lavora sulla frontiera delle conoscenze. 

Ma abbiamo bisogno che qualcuno ci chieda e ci permetta di essere ambiziosi nelle nostre ricerche, che ci chieda di affrontare quelle che promettono potenzialmente un salto di paradigma, senza garanzia che poi mantenga la promessa.Antenne, microscopi, telescopi, come non se ne erano mai visti. Materiali, meccanismi, motori, come oggi solo vagamente immaginiamo. E “cose” di cui dobbiamo ancora coniare il nome, che servano per curare, produrre energia, muoverci.

Superiamo questo limite di volere a tutti i costi misurare l’efficacia di una ricerca in un modo deterministico, costringendo a salti in avanti, magari neanche tanto piccoli, che però non possono mai essere epocali. Vogliamo cambiare il mondo: destinare una frazione significativa di risorse a ricerche ambiziose, magari dall’esito incerto ma di grande potenziale immaginifico, oggi non ancora quantificabile.  

Qualche volta non funzionerà, va messo nel conto. E qualche volta invece funzionerà in modo imprevedibile: non scopriremo magari quello che cercavamo ma piuttosto nuovi modi inattesi per costruire navi spaziali, o magari solo per capire come sia fatto il nostro cervello. Non vogliamo solo perfezionare la candela, per usare un famoso adagio, ma vogliamo inventare tante nuove brillanti lampadine.

La nostra tradizione, talvolta mortificata,  va da Leonardo a Olivetti, da Galilei a Giacconi: ricercare, inventare, costruire, quello su cui non sarebbe completamente ragionevole scommettere. 

Se non ora, quando? Se non dentro il sistema della Ricerca edInnovazione, nelle Università e nell’Industria italiana, dove? 

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