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Coronavirus, le app di tracciamento hanno fallito: ora arriva il ciondolo!

Pubblicato il 26/06/2020 13:23

È ormai del tutto evidente che le app di tracciamento, introdotte (teoricamente) per il contrasto al coronavirus, abbiano fallito su tutta la linea. Immuni in testa, ovvio. E quindi in altre parti del mondo si stanno studiando metodi alternativi. Il più bizzarro arriva da Singapore, e si tratta di un ciondolo. A raccontarlo è Biagio Simonetta sul Sole 24 Ore: “Sembrano voler abbandonare le app per provare un nuovo device che il governo potrebbe consegnare a ogni singolo cittadino. Un piccolo ciondolo dotato di bluetooth che si sostituirebbe allo smartphone per tracciare i contatti, in forma anonima. Di certo, non essendo un’applicazione per smartphone, questa opzione non affronterebbe gli stessi ostacoli”.

Come spiega Simonetta, il fallimento delle app per contrastare il coronavirus è dovuto a diversi fattori: “Quello che fino a qualche settimana fa sembrava un modello rivoluzionario, sulla scorta di quanto successo in Paesi come Corea del Sud, Cina e Singapore, si sta sgretolando davanti a una realtà ben più complessa. Così, dal Giappone alla Francia, cominciano a essere sempre più numerosi i casi in cui le applicazioni per il tracciamento dei contatti fanno fatica a imporsi. Il contact tracing si è scontrato violentemente con la realtà”.

Una realtà che ha giustamente fatto valere le sue ragioni per la difesa della privacy di fronte a un sistema che ha mostrato tutti i suoi limiti. L’app Immuni – intanto – da noi continua a far discutere e adesso inizia a mietere i suoi primi prigionieri, imponendo a chi riceve l’alert di chiudersi in casa alla ricerca dell’agognato tampone. Qualche giorno fa a una signora barese è toccato disperarsi a causa dell’app, scaricata come dovere civico e poi diventato strumento di “prigionia di Stato”. E, solo dopo circa una settimana (e avrebbero potuto essere 14 giorni) di isolata disperazione, le è stata donata la libertà perché – come lei stessa aveva a gran voce segnalato – non aveva contratto il virus.

Per arrivare – come racconta Il Fatto – infine a un’intera squadra del 118 che è stata messa in quarantena dopo essere stata in contatto con una signora che il giorno prima aveva ricevuto l’alert da Immuni senza averlo comunicato immediatamente agli operatori del 118. E l’Asl di competenza, informata dei fatti, ha così disposto ex lege l’isolamento preventivo domiciliare per tutto il personale medico intervenuto, che verrà sottoposto al tampone non prima di 7 giorni. Ma tranquilli, ora arriva il ciondolo e il coronavirus sparirà.

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