Questo governo sembra mettercela tutta per far fallire definitivamente l’intero comparto della ristorazione. Prima ai ristoratori ha fatto spendere un gran quantitativo di denaro per adeguare i locali alle prime normative anti contagio durante la primavere. Poi, una volta finiti i lavori, ha predisposto la chiusura definitiva. Successivamente li ha fatti riaprire, per non dover pagare loro gli aiuti stanziati dallo Stato. Ma l’apertura doveva essere contingentata e con tutta una serie di altre restrizioni. Morale? I ristoratori non possono lavorare e quindi non guadagnano, ma non possono nemmeno chiudere e quindi non ricevono gli aiuti di Stato perché formalmente l’attività è aperta. Adesso, l’ennesima beffa. Quale? Quella sull’Iva.
Secondo il governo del premier Giuseppe Conte, infatti, i ristoratori dovrebbero risollevarsi con asporto e delivery, ma mentre per i servizi al tavolo l’Iva è pari al 10% quella per il cibo “a portar via” è pari al 22%. “L’Agenzia delle Entrate contraddicendo il MEF in risposta a una interrogazione parlamentare, nega che il consumo di cibi da asporto possa andare con IVA al 10% come quando viene consumato presso il locale. Altro piccolo passo per mettere in difficoltà un settore che boccheggia”, scrive su Twitter Enrico Zanetti, commercialista e ex viceministro.
Intanto l’Italia scopre che i nuovi poveri sono i commercianti. E a certificarlo ora sono i numeri, i quali arrivano a fornirci una fotografia sempre più drammatica. Il Comitato commercianti uniti, che conta oltre 5.000 iscritti in tutta Italia, lancia un allarme che fa raggelare il sangue: “Solo nell’ultima settimana tre colleghi hanno tentato il suicidio”. In tutto questo, il governo continua a essere poco chiaro e poco trasparente. Dicono che i negozi possono restare aperti, poi fanno di tutto per rendere impossibile il loro lavoro. E così, in tanti devono rinunciare anche agli aiuti, un meccanismo perverso che manda all’aria migliaia di famiglie.
Secondo Coldiretti salgono a 270mila i bar, i ristoranti, le pizzerie e gli agriturismi chiusi con le nuove restrizioni per una perdita di fatturato mensile di almeno 5,3 miliardi. E crescono a 4 milioni i poveri costretti a chiedere il cibo alle mense. Gli ultimi dati del Fondo per indigenti (Fead) registra un aumento di oltre il 40% delle richieste di aiuto agli enti del volontariato. “Fra i nuovi poveri nel Natale 2020 spiega la Coldiretti – ci sono coloro che hanno perso il lavoro, piccoli commercianti o artigiani che hanno dovuto chiudere. Persone e famiglie che mai, prima d’ora, avevano avuto a che fare con la povertà”.
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