Secondo le stime che riporta anticipatamente “La Repubblica” sugli andamenti economici previsti dalla Commissione Europea, il crollo dell’economia italiana sarà più profondo rispetto alla media europea e sarà peggiore rispetto alle previsioni formulate appena due settimane fa dal governo.
All’interno del documento di economia e finanza, l’esecutivo aveva individuato una contrazione dell’8% del Pil e un aumento del 155,7% del debito pubblico. Secondo bruxelles invece la recessione nel 2020 raggiungerà un picco negativo che si aggira attorno al 9,5%. Conseguentemente il deficit arriverà oltre l’11% e il debito aumenterà fino quasi a toccare il 160%. L’Europa sarà schiacciata dalla peggiore recessione dalla sua nascita con un -8%.
Per il 2021 la ripresa che riguarderà l’Italia sarà leggermente migliore rispetto la media degli altri Stati membri, si registrerà una crescita del 6,5%. Mentre l’eurozona conteggerà un +6,3%.
Le previsioni che arrivano dalla Commissione Europea e che circolavano già da ieri, sono dunque peggiori rispetto a quelle fornite dall’esecutivo. Dalle valutazioni di Bruxelles emergeranno anche le differenze di reazione dei Paesei europei al brusco crollo provocato dall’epidemia. Quelli del Nord forti del proprio debito sovrano, hanno potuto approfittare della sospensione del Patto di stailità e del divieto di aiuti di Stato, riuscendo a spendere più soldi pubblici rispetto ai Paesi mediterranei con situazione economico-finanziaria più fragile. Ciò significa che da questa situazione “i forti usciranno ancora più forti e i deboli ancora più deboli”.
Non è possibile consentire che avvenga tale meccanismo. È inammissibile quello che sta succedendo. Mentre la Germania pompa soldi al proprio sistema produttivo, andando a falsare il mercato unico, l’Italia farà i conti con la desertificazione del proprio sistema produttivo.
Non possiamo più sottostare a queste assurde leggi dispotiche imposte dalla Germania in nome di una Unione che non esiste.