Il mondo sta cambiando
Il mondo è diventato una vera e propria polveriera in quest’ultima settimana. Gli scenari da analizzare sarebbero molteplici ma, se lo facessimo, ne uscirebbe un incrocio tra la Bibbia e l’Enciclopedia Treccani. Alcuni concetti però bisogna fissarli, cercando di porre l’attenzione su alcuni argomenti chiave. Dalle crisi, a volte, possono nascere anche delle opportunità, questo ce lo hanno insegnato i signori di Goldman Sachs.
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Gli USA (ri)conquistano l’Europa
Dopo l’uscita di scena della cancelliera tedesca Angela Merkel, non è passato molto tempo perché gli Stati Uniti tornassero a scombussolare quei delicati equilibri geopolitici che, nel bene e nel male, la Germania della teutonica Premier aveva costruito e mantenuto negli ultimi anni. L’operazione di annessione dell’Ucraina nella sfera occidentale, è un’operazione firmata dagli USA (lato Dem) e Joe Biden, in questo momento, sta giocando la sua partita per dare seguito all’opera. Washington si è posto come unico interlocutore di Vladimir Putin in ambito di diplomazia militare, facendo da regia per tutte quelle decisioni prese negli ultimi giorni in area NATO. Armare in modo surrettizio le milizie e la popolazione Ucraina è, tra i provvedimenti più “audaci”, quello che sicuramente assumerà maggior rilevanza nello scacchiere diplomatico. Decisione condivisibile o meno, ma che sicuramente porterà con sé delle conseguenze.
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L’atlantismo dell’Italia è incontrovertibile
«L’Europa ha mostrato enorme determinazione nel sostenere il popolo ucraino» riferisce Mario Draghi in Aula, «e nel farlo ha assunto decisioni senza precedenti nella sua storia, come quella di acquistare e rifornire di armi un Paese in guerra». Il Premier aggiunge poi: «Come altre volte nella storia europea, l’Unione ha accelerato nel suo percorso di integrazione di fronte ad una crisi. Ora è essenziale che le lezioni di questa emergenza non vadano dimenticate. È necessario proseguire spediti sul cammino della Difesa comune, per acquisire una vera autonomia strategica, che sia complementare all’Alleanza Atlantica. La minaccia portata dalla Russia è una spinta ad investire nella Difesa più di quanto abbiamo fatto finora» conclude l’ex banchiere. Non lascia spazio ai fronzoli il Premier: l’Italia seguirà ciecamente gli alleati in questo percorso di riarmo comunitario. Nuova crisi? Nuova opportunità di consolidamento per l’Unione Europea, in deroga alle decisioni della politica interna perché si sa, in tempo di guerra tutto è concesso. Che fortuna sfacciata che hanno questi signori.
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La situazione è serissima. Nessuno sembra voler fare un passo indietro e, anzi, tutti sembrano alimentare volontariamente l’escalation del conflitto. Tutto perduto? Forse. O forse no. In un’ottica catastrofista il mondo, per come lo conosciamo, volgerà al termine. Se invece lo scontro tra le due superpotenze non degenerasse fino a tal punto, allora l’Italia potrebbe addirittura approfittare del caos per ricostruirsi un miglior posizionamento in ambito NATO. Con un’alleanza sempre più americanizzata, infatti, bisognerà essere audaci nel catalizzare le politiche economiche verso il sud, andando a compensare le perdite di rapporti con l’est. Dovremo essere bravi nel ricostruire i rapporti di mediazione col Nord Africa, col Magreb e col Medio Oriente. Dovremo riprendere consapevolezza dell’importanza strategica del Mediterraneo, valorizzando la nostra posizione in ambito geopolitico e riscrivendo le regole del mercato intracominitario ed extracomunitario, per quanto possibile.
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Approfittare del caos
L’importanza di una nuova politica
Quello che sta succedendo è già in fase avanzata e difficilmente si potrà intervenire per cambiarne le dinamiche. Alla luce dei fatti, sarà di primaria importanza attrezzarsi per tempo e programmare il post conflitto (ammesso che ce ne sia uno), utilizzando la crisi per sparigliare le carte e, successivamente, tornare ad avere un ruolo chiave al tavolo dei grandi. Bisognerà attuare politiche economiche espansionistiche e, attraverso strategie di valorizzazione degli asset interni, dalla produzione alla tecnologia, sovvertire l’immagine di quell’Italia un po’ autolesionista, assoggettata ai comodi dell’Unione Europea, abitata da meri consumatori pronti per essere spennati in qualunque momento, un parco divertimenti ad uso e consumo di popoli che, a differenza nostra, fino ad oggi hanno saputo meglio gestire certe dinamiche. Ça va sans dire, tutto ciò sarebbe plausibile solo attraverso un cambio radicale della mentalità politica nazionale, instaurando un Governo sovranista, che sia intenzionato realmente a far sì che l’Italia torni ad essere un grande Paese, scostandosi radicalmente da quelle politiche globaliste che hanno portato questa nazione oltre l’orlo del baratro.
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