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Il conto della crisi: persi 289 miliardi di fatturato, ristorazione e turismo in ginocchio

Pubblicato il 16/03/2021 09:26 - Aggiornato il 16/03/2021 09:28

Un Paese paralizzato, immobile, inerme di fronte a una crisi economica che continua a picchiare durissimo e in attesa di aiuti da parte dello Stato che continuano a non arrivare mai. Con il bilancio complessivo che, nel frattempo, si fa sempre più pesante. Tra le fotografie scattate all’Italia della pandemia, c’è un dato che parla chiarissimo: secondo i dati dell’Agenzia delle Entrate, nel corso del 2020 si è registrato un crollo di quasi 289 miliardi di imponibile, Iva compresa(-11,2%) rispetto a quello del 2019. Numeri che fanno ancora più impressione se rapportati con l’intero valore delle fatture elettroniche emesse due anni fa, che avevano raggiunto i 2.926 miliardi di euro.

Da strumento per il contrasto all’evasione fiscale, la fattura elettronica si è così trasformata in termometro per monitorare lo stato di salute di un Paese che conte 4,5 milioni di partite Iva tra imprese, autonomi e professionisti. Il Covid, complessivamente, ha mandato in fumo il 10% dell’imponibile. Con un impatto che, però, non è stato identico per ogni settore. A fare la differenza, oltre alla tipologia di categorie, anche il territorio: alcuni hanno dovuto affrontare in maniera minore l’incubo delle chiusure continue, altri si sono trovati molto più spesso in zona rossa o arancione, con tutte le limitazioni del caso.

Il picco più elevato di caduta dell’imponibile è stato registrato ad aprile 2020 (-37,2%), il mese in cui le chiusure hanno avuto un impatto generalizzato. Secondo il dipartimento Finanze, nel mese di maggio si è poi registrata una ripresa, grazie alla decisione di allentare la morsa, ma il trend positivo si è rapidamente interrotto in autunno quando, non essendo riuscito ad anticipare la seconda ondata per tempo, il Conte bis aveva deciso di chiudere nuovamente gli italiani in casa. Nel complesso, le fatture elettroniche sottolineano come i settori più danneggiati siano quello del turismo ricettivo e della ristorazione.

Tra alberghi, bar, ristoranti e gelaterie il calo di valore del fatturato è stato addirittura del 40,3% rispetto al 2019. Non è andata meglio ai datori di lavoro per personale domestico e alla attività di assistenza alla famiglia, che hanno perso il 38,9%. Il mese di novembre in quest’ultimo settore è stato il peggiore, con la caduta dell’imponibile arrivata al 60% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Tra le Regioni più colpite a causa dello stop al turismo, al primo posto c’è la Sardegna, con un crollo di oltre un quarto del volume di affari, seguita dal Friuli Venezia-Giulia (-20,3%).

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