La pandemia di coronavirus ha certificato la morte dell’Unione Europea. In modo palese, alla luce del sole, gli Stati hanno fatto vedere quanto gli stia a cuore solo il proprio interesse e non quello dell’intera “Unione”. Ma soprattutto si è visto come Europa voglia dire Germania. Anche la Francia, però, ha il suo peso. E mentre i politici dell’UE continuano a litigare su quali azioni comuni intraprendere, con i paesi del nord, Germania e Olanda in testa, che si oppongo a qualsiasi ipotesi di mutualizzazione del debito così come al lancio di eurobond, è proprio dalla Francia che ora arriva una notizia succulenta.
Il governatore della Banca Centrale francese, François Villeroy de Galhau – secondo quanto riporta il Financial Times – ha prospettato l’idea di stampare denaro e darlo direttamente alle aziende, affermando che “tali misure potrebbero essere concepibili se necessario per combattere una grave deflazione”. Stampare denaro? Già, quello che noi ripetiamo dall’inizio di questa pandemia. Perché è quello il solo modo per fronteggiare questa crisi, per aiutare i cittadini e le imprese.
François Villeroy de Galhau, che è anche membro del consiglio direttivo della Banca Centrale Europea, ha dichiarato che se ci fosse “un grave rischio per la stabilità dei prezzi”, sarebbe possibile considerare che una “banca centrale creerebbe denaro su una base duratura per finanziare direttamente le imprese”, realizzando così l’ormai famigerato “helicopter money” (cavallo di battaglia del senatore Gianluigi Paragone) che vari paesi hanno preso in considerazione o stanno per realizzare come Stati Uniti ed Hong Kong.
L’idea del governatore francese certamente non piacerà ai membri più conservatori del consiglio direttivo della BCE, come il capo della Bundesbank tedesca Jens Weidmann, che in precedenza si sono lamentati del fatto che offusca il confine tra politica monetaria e fiscale. Come fa notare lantidiplomatico.it “Villeroy ha affermato che il recente calo dell’inflazione – che recentemente è sceso allo 0,7 per cento nella zona euro, molto al di sotto dell’obiettivo della BCE di quasi il 2 per cento – alimenta un pensiero molto più speculativo e complesso sulla politica monetaria post-crisi”.
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