Per il quinto pacchetto di sanzioni europee contro la Russia si dovrà attendere il Consiglio Europeo di giovedì. Tra le varie possibilità è uscita anche quella di tagliare il petrolio russo, proposta che ha scatenato una vera e propria bagarre tra gli Stati membri. In molti tremano al sol pensare a questa possibilità, in virtù della loro dipendenza energetica da Mosca.
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Zelensky chiede il pugno di ferro all’Europa
Ma non è detto che i leader Ue trovino un comune accordo per colpire il petrolio di Mosca. Giusto ieri l’Alto rappresentante Ue Josep Borrell, nel tentativo di continuare a mostrare compattezza tra gli Stati membri, al termine del Consiglio Affari esteri, per divincolarsi dall’impasse ha detto che: «non era questa una giornata destinata a prendere decisioni, quindi non ne abbiamo prese». Eppure ieri mattina l’appello del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, in un messaggio su Telegram, non lasciava dubbi: «Per favore, non sponsorizzate le armi di questa guerra. Niente euro per gli occupanti, chiudete loro tutti i vostri porti, non inviate loro le vostre merci, rifiutate le risorse energetiche. Costringete la Russia a lasciare l’Ucraina». Il Capo dello Stato ucraino si è poi rivolto direttamente alla Germania: «Voi avete la forza, l’Europa ha la forza». Ha poi aggiunto: «Senza scambi con voi, senza le vostre aziende e le vostre banche la Russia non avrà più soldi per questa guerra».
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Alcuni Paesi chiedono soluzioni estreme
La Polonia ed i Paesi Baltici sono tra i membri UE che chiedono di colpire Mosca più duramente, bloccando le sue esportazioni di idrocarburi e, di conseguenze, tagliando i fondi dedicati alla guerra. Per il ministro lituano Gabrielius Landsbergis «è inevitabile affrontare il settore energetico, in particolare petrolio e carbone che sono facilmente sostituibili». Anche Irlanda, Slovacchia e Romania si dicono aperti al dibattito. Il ministro rumeno Bogdan Aurescu ha dichiarato: «dobbiamo essere aperti ad adottare più sanzioni contro la Russia e combattere propaganda e disinformazione».
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Non tutti sono d’accordo
Ma i Paesi Ue non sono affatto sulla stessa lunghezza d’onda. «Se potessimo fermare le importazioni di petrolio dalla Russia lo faremmo automaticamente», ha detto la ministra degli Esteri tedesca Annalena Baerbock. «Non è una questione se lo vogliamo o no, ma quanto siamo dipendenti e per esempio la Germania importa molto petrolio dalla Russia e come noi altri Paesi dell’Ue. Ecco perché è importante che parliamo tra noi, capire come possiamo ridurre questa dipendenza». Ha poi aggiunto che «se potessimo lo faremmo, ma ora ci stiamo preparando per compiere questo passo nel futuro, il più presto possibile». Anche l’Ungheria si dice contraria a sanzioni in ambito energetico: «Non sosterremo sanzioni che mettono a repentaglio la sicurezza energetica dell’Ungheria», ha dichiarato il ministro degli Esteri Peter Szijjarto. Cautela da parte dell’Olanda.
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L’Italia come al solito non bada ai propri interessi
Per quanto ci riguarda, è chiaro come il Sole che l’Italia si troverebbe in serissime difficoltà in caso si procedesse al taglio delle importazioni di gas e petrolio dalla Russia. Tuttavia il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, non sembra affatto preoccuparsene: «siamo pienamente aperti a un quinto pacchetto di sanzioni, non ci sono veti da parte italiana, aspettiamo la proposta della Commissione europea». Ha poi aggiunto che «sull’energia siamo impegnati, fin dal primo giorno di questa crisi, a diversificare le nostre fonti di approvvigionamento».
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La politica italiana, ancora una volta, non sembra porsi il problema dell’interesse collettivo nazionale. Contrariamente a Germania, Ungheria, Olanda ed altri, infatti, gli esponenti di Governo preposti a questo genere di decisioni, si sono subito dichiarati propensi all’accordarsi al filone baltico, non tenendo minimamente conto della clamorosa dipendenza energetica che l’Italia ha sviluppato nei confronti del mercato estero. Considerando che nel 2021, ben il 13% del carburante consumato a livello nazionale proveniva, appunto, dalla Russia, ci chiediamo come questo genere di sanzione possa andare ad influire sul già tragico listino prezzi italico, tenendo conto del fatto che, nonostante i pochi centesimi scontati grazie agli ultimi provvedimenti, già oggi abbiamo i prezzi al litro più alti dell’intera Unione Europea assieme (e non è un caso) a Germania e Olanda.
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