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Quote latte, la rabbia dopo la sentenza: nel silenzio della politica, la protesta degli allevatori “truffati” dallo Stato

Pubblicato il 16/10/2019 10:35 - Aggiornato il 18/11/2019 17:27

Tutto sbagliato, tutto da rifare, per citare le parole dell’immortale Bartali. Secondo l’Unione Europea, infatti, lo Stato italiano in questi anni ha usato criteri arbitrari e non in linea con le regole europee nel quantificare le multe latte comminate nella campagna 2003/2004. Bruxelles ha accolto il ricorso presentato da alcuni produttori veneti e, di fatto, ha imposto ora all’Italia il ricalcolo dei rimborsi delle multe pagate in eccesso dai produttori.

L’Agenzia italiana per le erogazioni in agricoltura, l’Agea, aveva in passato disposto la restituzione, escludendo però alcuni produttori. In particolare venivano privilegiati i produttori che avevano splafonato la quota produttiva in loro possesso e avevano aderito al versamento mensile dei prelievi supplementari, consentendo loro di compensare i prelievi supplementari, lasciando escluso dallo sconto chi non aveva versato.

Questi produttori si così erano alla decisione di Agea al Tar e al Consiglio di Stato, fino ad arrivare alla Corte di Giustizia Ue, che ha ora ricordato l’obbligo delle Autorità italiane competenti di correggere le decisioni incompatibili con il diritto dell’Unione e stabilito che si debba procedere a una nuova valutazione dei diritti dei produttori. Un caos nel quale monta la rabbia e la protesta di tutti quegli imprenditori che si sentono frodati dallo Stato.

Le Iene negli scorsi giorni avevano riportato la vicenda sotto i riflettori, andando a chiedere risposte rapide al ministro per le Politiche agricole Teresa Bellanova. Che si era impegnata a studiare il caso e dare risposte in tempi brevi, risposte che non sono ancora arrivate. Nel frattempo, in tutto il Paese si susseguono manifestazioni e accuse. A Pordenone, nelle scorse ore alcuni allevatori hanno protestato schierando i trattori fuori dal Tribunale, per riportare l’attenzione sulle quote latte e sulle sanzioni comminate per gli sforamenti.

Un caos che è tra l’altro già costato caro al nostro Paese: l’Italia, proprio per la storia delle quote latte, è già stata condannata per eccesso di produzione tra il 2014 e il 2015, sforamenti che sono valsi una multa da 30 milioni di euro. Senza contare l’altra condanna, 1,3 miliardi di euro di multe per sovrapproduzione tra il 1995 e il 2009. La Commissione e la Corte di giustizia dell’Ue hanno stabilito che non c’è stato un meccanismo di recupero crediti, col risultato che ha pagato chi non doveva. Dai politici, finora, soltanto promesse. A scapito di aziende e famiglie che, nel frattempo, hanno versato lacrime amarissime per errori non loro.

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