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L’erosione delle spiagge: così i cambiamenti climatici distruggono l’Italia

Pubblicato il 26/07/2019 14:46

Un caso scoppiato a seguito dell’annullamento del tour di Jovanotti sulle spiagge italiane, quella in Liguria. E che però solleva inquietanti interrogativi sugli effetti che il riscaldamento globale ha sulle nostre coste. Ad Albenga la spiaggia è quasi sparita: il problema però riguarda tutta Italia. Prima dell’episodio con protagonista il cantante, Legambiente aveva lanciato l’allarme già nel 2015, con un dossier che documenta come il 42% delle nostre spiagge siano colpite dal fenomeno. In Molise è soggetta ad erosione il 91% della costa. Il resto del litorale adriatico non se la passa meglio, mentre in Basilicata il mare si mangia il 78% della battigia. La causa principale è il cemento, che ha ricoperto e trasformato “oltre il 55% delle aree costiere italiane”.

I geologi chiedono di fare un passo indietro e liberare le spiagge. Lo show di Jovanotti era previsto per sabato 27 luglio sull’arenile più esteso di Albenga, accanto alla foce del fiume Centa. Ma sette giorni prima, al momento di allestire il palco, i tecnici hanno trovato una sorpresa: la spiaggia si era ridotta. “I rilievi ortofotografici hanno evidenziato allo stato odierno una riduzione di 10/12 metri” rispetto alle misure effettuate a novembre, spiegano dalla produzione. Un fenomeno iniziato in primavera e aggravatosi con le mareggiate delle ultime settimane. E così un evento musicale annullato si è trasformato in uno spunto per affrontare un problema in realtà di fondamentale importanza.

Secondo il dossier “Spiagge indifese” presentato da Legambiente nel 2015, la Liguria ha una delle percentuali di erosione più basse: in ritirata sono il 33% delle sue spiagge, 31 chilometri su 94. La situazione più critica è invece sulla breve costa del Molise, 22 chilometri di battigia, 20 dei quali (il 91%) soggetti a erosione. Ma è tutto il litorale adriatico, il più basso d’Italia, a non passarsela bene: il tasso di arretramento è del 54% nelle Marche, del 61% in Abruzzo e del 65% in Puglia, a fronte del 42% di media nazionale.

Male anche la Basilicata (78%), mentre i valori più bassi si riscontrano in Veneto e in Friuli (18 e 13%). Tra le cause del fenomeno – oltre al cambiamento climatico – il dossier indica l’intensa urbanizzazione delle coste, la sparizione del sedimento naturale portato dai fiumi (dovuto all’abuso delle dighe e all’estrazione massiccia di sabbia e ghiaia dagli alvei), nonché gli stessi interventi di difesa dall’erosione, spesso controproducenti perché troppo invasivi (scogliere artificiali, barriere in cemento, pennelli).

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