Una trasparenza sbandierata dal governo, quello che si vantava di “non lavorare col favore delle tenebre”, e mai messa in pratica però dal commissario straordinario Domenico Arcuri. Tanto da far scattare il presidente della Fondazione Openpolis Vittorio Alvino, a capo dell’ente che si occupa di trasparenza nella pubblica amministrazione. Attraverso le pagine de Il Giornale, ecco il duro attacco: “Sono trascorsi mesi molto delicati, in cui tutti i problemi che le gare stanno avendo si conoscono attraverso informazioni parziali, solo quelle che il Commissario decide di centellinare”.
Prendendo in prestito proprio la famosa espressione di Conte, Alvino ha poi incalzato: “Arcuri opera con il favore delle tenebre, le dirada solo quando vuole, perché ha la facoltà di amministrare in maniera autonoma i processi”. Oggetto del contendere, i dati sui bandi e sugli affidamenti del Commissario nella fase emergenziale. Omissioni che non sono sfuggite a Openpolis: “Abbiamo raccolto i dati dalle principali stazioni appaltanti, nazionali e locali, e li abbiamo resi fruibili su un sito (bandicovid.openpolis.it)”. Tra le stazioni appaltanti, una delle più importanti è il Commissario straordinario. “Ci siamo accorti che i bandi pubblicati erano pochi, non corrispondevano a quelli presenti sulla piattaforma dell’Anac. Di qui il dubbio che non erano stati pubblicati tutti e la richiesta di fornire i dati di tutti i bandi e i contatti, indipendentemente dalla procedura di affidamento scelta. E questo è un obbligo di legge”.
Alvino fa presente di essersi rivolto allo staff di Arcuri per chiedere spiegazioni, ricevendo in cambio “un diniego”, in base alla “considerazione del fatto che questi dati relativi a bandi possono essere messi a disposizione solo di chi ha uno specifico interesse legittimo, insomma i partecipanti o i controinteressati all’oggetto della gara”. Come se non fossimo davanti a un ente pubblico, con tanto di precedenti sentenze del Consiglio di Stato “che hanno dissipato ogni dubbio in materia”. Con un paradosso: “In questi casi normalmente si ricorre al responsabile per la trasparenza e l’anticorruzione. Che però, in questo caso, è il commissario stesso. È, insomma, controllato e controllore”.
Ma perché Arcuri dovrebbe preferire lavorare in questa maniera nebbiosa? “L’impressione, orientandosi con le dichiarazioni pubbliche del commissario, è che non abbia intenzione di pubblicare informazioni perché ritiene che ciò possa dar luogo a polemiche politiche. Un’interpretazione del suolo ruolo arbitraria, più politica che amministrativa”. D’altronde anche per la pubblicazione dei verbali del Comitato tecnico scientifico, inizialmente secretati, i documenti sono stati resi noti “solo dopo la sentenza del Tar, per evitare un giudizio sfavorevole del Consiglio di Stato. C’è il diritto dei cittadini di sapere e l’obbligo della pubblica amministrazione di rispondere”. Una necessità di trasparenza “ancora più forte in un momento di emergenza”.
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