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Partite Iva nel mirino del governo: cosa cambia per oltre 2 milioni di forfettari

Pubblicato il 26/09/2019 16:56

Tremano le partite Iva. Il Governo valuta un doppio intervento tra manovra e decreto fiscale collegato: confermato il regime forfettario fino a 65mila euro – ma con correttivi antievasione – mentre il superforfait al 20% è tra sospensione e addio. Il regime forfettario per le partite Iva fino a 65mila euro di ricavi o compensi non sarà dunque cancellato. Prende, però, sempre più quota l’ipotesi di apportare dei correttivi per evitare possibili comportamenti evasivi ed elusivi.

Tra questi si studia la possibilità di introdurre l’obbligo di fattura elettronica per i contribuenti con imposta secca al 15 per cento. Una misura che, a conti fatti, potrebbe interessare circa 2 milioni di partite Iva se si considerano autonomi e mini-imprese già nei regimi agevolati (minimi e forfettari) negli anni passati.

La fattura elettronica avrebbe più un effetto deterrente perché i forfettari non sono soggetti Iva ma trasmettere le fatture all’amministrazione finanziaria garantirebbe una maggiore trasparenza e potrebbe evitare comportamenti illeciti. L’amministrazione finanziaria conferma quindi l’intenzione di attivare un doppio binario di controlli: accessi in sede e attività di analisi di rischio sulla base del patrimonio informativo disponibile.

L’altro filone riguarda il superforfait al 20% per ricavi o compensi da 65.001 a 100mila euro che dovrebbe debuttare il 1° gennaio 2020. Il condizionale è d’obbligo perché, come già anticipato dal Sole 24 Ore, ad oggi non è stata chiesta l’autorizzazione alla Commissione europea per il regime agevolato. Però il sentiero su cui si muove il Governo è molto stretto.

La soluzione allo studio potrebbe essere quella di lasciare formalmente in vita il regime senza abolirlo, in attesa dell’autorizzazione comunitaria che comunque deve essere prima chiesta. D’altro canto, a giocare a favore di chi ne chiede l’abolizione ci sono le risorse finanziarie già impegnate che nell’arco di un triennio pesano complessivamente per 2,1 miliardi di euro.

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