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I nostri conti correnti di nuovo a rischio. Siamo il bancomat di governo, fisco e banche stesse

Pubblicato il 15/10/2019 11:11 - Aggiornato il 18/11/2019 17:28

Il governo dice di voler combattere l’evasione fiscale e promette guerra al contante, facendo un’ampia campagna a favore dell’utilizzo di bancomat e carte di credito. Quello che però risulta interessante sottolineare è che la pressione fiscale sta raggiungendo livelli da allarme rosso, e che il vero bancomat dei governi siamo noi. I nostri conti correnti, infatti, sono sempre più la fonte di vita di governo e fisco. E di conseguenza anche le banche gongolano.

A pagare, come sempre, sono quindi i risparmiatori e in particolare i correntisti. Il report di Banca d’Italia Indagine sul costo dei conti correnti nel 2018, non lascia spazio a fraintendimenti: “Nel 2018 la spesa per la gestione di un conto corrente è cresciuta di 7,5 euro rispetto all’anno precedente, attestandosi a 86,9 euro: si tratta di una netta accelerazione rispetto al precedente biennio, durante il quale era complessivamente cresciuta di 2,9 euro”.

E ancora: “Le spese fisse ammontano a 55,5 euro e rappresentano circa i due terzi della spesa complessiva. La crescita maggiore è quella per i canoni di base… Le spese variabili sono cresciute di 4,8 euro, raggiungendo l’importo di 31,4 euro. La variazione, riconducibile ai bonifici on line, ai pagamenti automatici e alle spese di scritturazione contabile delle operazioni, è dipesa dal congiunto aumento dell’operatività e delle corrispondenti commissioni unitarie”.

Questo nel 2018. E cosa succede nel 2019? Quando ci si ha necessità di “fare cassa” – e ora si ha necessità – i conti correnti rappresentano per tutti l’approdo più facile: anche perché sempre più grandi masse di risparmio vengono depositate in conto. Una miniera d’oro, praticamente, per chi deve appozzare. E Abi lo confermava in un report di agosto, in cui spiegava che negli ultimi 12 mesi, altri 97 miliardi di risparmi sono finiti sui conti correnti.

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