Lagarde è presidente della Bce da soli quattro mesi e non sembra avere l’autorità per imporre la sua linea ai banchieri centrali più rigorosi. Ma, soprattutto, ha già fatto più danni che cose positive. Non è un’economista, ma un avvocato d’affari che ha lavorato in banche d’affari. E questo dobbiamo ricordarcelo. Dopo quell’atto omicida nei nostri confronti, che presto si è affrettati a ridurre a una semplice “gaffe”, la reazione italiana è stata – una volta tanto – dura e decisa. “L’Italia sta attraversando una condizione difficile – ha tuonato il presidente Mattarella – e si attende iniziative di solidarietà, non mosse che possono ostacolarne l’azione”. Il premier Conte ha poi rincarato la dose: “In questo momento di difficoltà non tollereremo dai Paesi europei logiche astratte”. Sostanzialmente, la Bce non solo non ci sta aiutando, ma anche provocato un tonfo in Borsa. Oggi, però, Fubini sul Corriere della Sera rivela un retroscena.
La frase incriminata non è Christine Lagarde, ma di una sua collega tedesca. Solo che l’ha detta lei, danneggiando così l’Italia e anche la sua credibilità. “Doveva illustrare le misure che la Bce sta prendendo per sostenere i cittadini, le imprese e i governi nella guerra – economicamente tossica – a un virus subdolo. La frase che ha causato il peggior crollo di sempre nel mercato dei titoli di Stato è ormai celebre: ‘Non siamo qui per chiudere gli spread, ci sono altri strumenti e altri attori per gestire quelle questioni’. L’opposto del ‘whatever it takes’ del predecessore Mario Draghi, quell’impegno a fare ‘qualunque cosa’ per contrastare le scommesse contro alcuni Paesi in vista della rottura dell’euro”.
Racconta Fubini che la frase è però di Isabel Schnabel, la tedesca nel comitato della Bce. Quando l’aveva pronunciata Schnabel pochi se n’erano accorti. Lagarde si sarà sentita libera di ripeterla, senza capire che il suo peso era assai diverso. “L’aspetto più rivelatorio di questa ‘gaffe’ di Lagarde non è dunque l’apparente impreparazione, ma i punti di riferimento della francese. Ieri è iniziato a trasparire che oggi sono quelle dei tedeschi, soprattutto il presidente della Bundesbank Jens Weidmann, le voci più influenti ai vertici della Bce. E non è difficile vedere come per la Germania – ma non solo – la profonda recessione inflitta dall’epidemia, con il balzo del debito pubblico che già s’intuisce, possono diventare il momento nel quale l’Italia deve chiedere un salvataggio al resto d’Europa”.
Lagarde ha dunque lasciato capire quale Paese è il suo riferimento a Francoforte… Ed ecco qua che il giochino si ripete. L’Europa, con tutta la sua architettura, conferma ancora una volta che l’Italia è l’ultimo dei suoi interessi. Prima vanno sempre tutelati francesi e tedeschi. Il resto non conta. L’Italia resta una vacca da mungere finché ce ne ha, dopodiché diventerà semplice vacca da macello.
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