Con l’alternarsi di proclami, linee guida e indicazioni che emergono dalle dichiarazioni degli esponenti del governo Draghi e dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, il dna dell’Italia che verrà si va delineando in maniera precisa e decisamente inquietante. Un Paese asservito totalmente all’Ue e ai suoi diktat, con i pochi soldi in arrivo che saranno spesi solo ed esclusivamente come Bruxelles comanda. E con un occhio di riguardo non tanto per i cittadini, spesso e volentieri abbandonati al loro destino, quanto piuttosto per le banche, considerate non a caso “elemento fondamentale” nei mesi che verranno per tenere in piedi il sistema.
A spianare la strada agli istituti, che chiedevano sostegno in un momento di difficoltà economica, era stato per la verità il Conte bis, con incentivi fiscali valutati 11,6 miliardi di euro per l’intero comparto bancario. Una strada già tracciata e nella quale si è inserito il governo Draghi, che ha esteso con il decreto Sostegni bis i benefici fiscali sia nella durata che nel peso, allungando il tempo a disposizione degli istituti per arrivare a delle fusioni che sono viste com paggio chiave per avere banche più solide e più grandi.
Il governo Draghi, insomma, invita le banche a fondersi, garantendo tutti gli aiuti fiscali di cui avranno bisogno per affrontare eventuali operazioni. Gli scenari più probabili a questo punto, come anticipato in queste ore dal Corriere della Sera, sono quelli di un duopolio Intesa Sanpaolo-Unicredit circondato da istituti medi e piccoli o un mercato un po’ più equilibrato con tre grandi banche e a fare da poli. La speranza, in quest’ultimo caso, è che si arriva al tanto decantato matrimonio tra Unicredi e Mps, alla quale il governo ha fornito un’ampia dote per renderla appetibile (parliamo di ben 3,4 miliardi di euro).
In caso il matrimonio non si facesse, invece, l’alternativa potrebbe essere rappresentata da Banco Bpm. In mezzo a tante ipotesi, c’è però una sicurezza: il governo Draghi, nato per compiacere l’Europa, continuerà lungo la direttrice degli aiuti sempre e comunque alle banche, i cui vertici non vengono mai chiamati a pagare per gli errori commessi. Alle famiglie e agli imprenditori italiani in difficoltà si penserà in caso poi, sempre che avanzi ancora qualche spicciolo.
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