“Formulazione di affermazioni fuorvianti, mancato mantenimento di standard elevati e promozione di farmaci senza autorizzazione”. Le pesantissime accuse dell’Aifa inglese contro il colosso farmaceutico hanno portato a una conseguenza che si può definire solo così: ridicola. I capi d’imputazione per Pfizer sono precisi e circostanziati. I dirigenti dell’azienda sono stati accusati di avere promosso sui social un vaccino Covid non autorizzato, con condivisione di dati da parte di dirigenti, fra cui Berkeley Philips. “Il nostro candidato vaccino è efficace al 95% nel prevenire il Covid”, si leggeva nei post incriminati. “Ed è efficace al 94% nelle persone di età superiore ai 65 anni. Presenteremo i nostri dati alle autorità sanitarie entro pochi giorni”. (continua dopo la foto)
L’Aifa inglese, dunque, ha accusato Pfizer di avere promosso un vaccino Covid “non autorizzato” nel 2020. E di avere “portato discredito” al settore farmaceutico con queste affermazioni fuorvianti sulla reale efficacia del vaccino. Pfizer è stata trovata in violazione del codice di regolamentazione in ben 5 occasioni. Come scrive l’ente di controllo britannico, nell’elenco sono inclusi la “formulazione di affermazioni fuorvianti, il mancato mantenimento di standard elevati e la promozione di farmaci senza autorizzazione”. Ma di fronte a tutto questo, il colosso farmaceutico se la caverà con qualche riga di scuse e con una multa di 45.000 Euro. Per Pfizer, è una cifra che equivale al resto di un caffè. E viene da pensare, di fronte a una cosa simile, che a queste grandi multinazionali ormai tutto sia concesso. Anche a fronte di gravi e comprovate violazioni.