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Vaccino contro il vaiolo delle scimmie, ma è davvero efficace? Ecco la verità (lo dice l’OMS)

Pubblicato il 01/06/2022 11:37 - Aggiornato il 03/08/2022 14:02

Ufficialmente, di una nuova campagna di vaccinazione per il vaiolo delle scimmie non si parla. Tanto che in una nota diffusa dall’agenzia Reuters, l’Organizzazione Mondiale per la Sanità ha chiarto: “La crescente epidemia di vaiolo delle scimmie rimane contenibile e non vi è alcune necessità immediata di vaccinazione di massa contro l’ortopoxvirus. Dal 7 maggio, un totale di 131 confermati e 106 casi sospetti sono stati segnalati in paesi in cui di solito non si diffonde”. Eppure dalle nostre parti non manca chi già invoca altre somministrazioni. Come stanno davvero le cose?

Mentre i nostri esperti già avanzano l’ipotesi di una possibile inoculazione per proteggerci dalla nuova minaccia, con annesso, sottinteso obbligo per gli italiani, quello che sappiamo è che al momento un nuovo vaccino contro il vaiolo delle scimmie è sì stato sviluppato grazie al contributo dell’esercito, ma non garantisce ancora standard di sicurezza ed efficacia in quanto non è stato testato ancora su un numero sufficiente di pazienti. Anche perché, come ricordato, i casi al momento non sono molti e i test richiederebbero gruppi più numerosi di persone alle quali sottoporre il farmaco.

Tra le prese di posizione che abbiamo letto in questi giorni, c’è quella di chi sostiene che i vaccini già esistenti contro il vaiolo avrebbero un’efficacia “dell’85% contro il vaiolo delle scimmie”. Una percentuale molto alta, sulla carta. Ma totalmente immaginaria visto che non è stato realmente possibile calcolarla in nessun test. Nel 2003, un focolaio di vaiolo delle scimmie era stato confermato negli Stati Uniti: si trattava della prima volta che la malattia si manifestava al di fuori del continente africano. Nell’occasione, non esisteva ancora una vaccino autorizzato, anche se il Comitato consultivo sulle pratiche di immunizzazione (ACIP) raccomandava che il farmaco ACAM2000 fosse usato per la prevenzione del vaiolo delle scimmie in individui ad alto rischio di esposizione.

Come ricostruito da Stefano Pezzola sulle pagine di Arezzo Web, il Center of Desease Control and Prevention (CDC) ha confermato che, nel 2015, l’Advisory Committee on Immunization Practices (ACIP) aveva raccomandato la profilassi preesposizione con ACAM2000, un vaccino contro il virus vaccinia vivo competente per la replicazione. Nel 2019, JYNNEOS, un altro vaccino vivo contro il virus Vaccinia carente di replicazione, era stato autorizzato negli Stati Uniti. Per questi farmaci, però, non mancano i rischi di “gravi eventi avversi”, come la miopericardite. In proporzione, se per il vaccino anti-Covid Pfizer i casi di reazioni gravi sono (ufficialmente) 0,9 ogni 1.000 somministrazioni, con il vaccino contro il vaiolo si passa a 5,7 casi ogni 1.000. Dati che dovrebbero far riflettere, e parecchio, prima di inizare a parlare di nuove inoculazioni.

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