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Vaccini e carenza di farmaci, anche il Corriere della Sera si accorge dell’euro-fallimento

Pubblicato il 26/03/2021 13:02

Il sistema che hanno messo in piedi è sempre più fragile. Ha indebolito il nostro diritto di vivere in un Paese dotato di un sistema sanitario di qualità e mette rischio il nostro diritto di avere le cure di cui necessitiamo o in generale che richiediamo. Ci ritroviamo in balia di una Europa che non riesce a -o non vuole- gestire nemmeno il minimo indispensabile, inchinata al potere dei colossi farmaceutici o al volere delle altre grandi potenze.

Per la seconda volta in dodici mesi, l’India ha deciso di bloccare le esportazioni di prodotti essenziali per la salute. Proprio ieri il governo di nuova Delhi ha infatti proibito l’esportazione di vaccini. Una cosa non di poco conto considerando che il loro Paese è il più grande produttore di vaccini Covid grazie al Serum Institute of India.

Nulla di poi così diverso da quanto successo il 3 marzo di un anno fa, quando con una nota uscita all’improvviso dal ministero veniva vietata l’esportazione di 27 ingredienti farmaceutici, inclusi gli antibiotici più usati contro le polmoniti. In pieno lockdown l’Italia si è ritrovata in posizione di fragilità costretta a chiedere e inviare la lista di ben 18 farmaci per sopperire alla carenza, tra cui anestetici, eparina usata contro le trombosi, antibiotici e anestetici.

“Noi europei abbiamo passato l’estate scorsa a tirare sui centesimi di euro per fiala con il gruppo britannico. Non ci è venuto in mente che ogni mese di più passato in zona rossa fa perdere all’Unione europea un centinaio di miliardi di reddito?” Rimprovera così la mala gestione europea Federico Fubini in un articolo sul Corriere. Poi continua: “Noi europei ci siamo sempre sentiti superiori a entrambi -riferendosi agli Usa e alla Gran Bretagna- ma ora mentre “metà della popolazione britannica è vaccinata, da noi a stento un settimo”. E poi si domanda: “Perché non abbiamo sviluppato vaccini completamente nostri?… La tedesca Biontech ha finito per collaborare con l’americana Pfizer per sviluppare la propria invenzione.” E alla fine conclude: “La realtà è che ci siamo ridotti al rango di trasformatori di prodotti altrui” e che “non siamo audaci”. E ora “eccoci qua, divisi come i polli di Renzo per qualche fiala… Se la pandemia fosse una guerra, noi europei la staremmo perdendo…”

Altro che “solidarietà” tra gli Stati membri e “sovranità europea” che vengono ancora invocate, gli italiani vogliono vedere l’Italia forte e orgogliosa e per farlo il nostro Paese ha bisogno di tornare alla sovranità nazionale. Abbiamo visto e subíto fin troppo quello a cui ci ha portato il dipendere dai capricci dei soliti noti dentro la gabbia europea. È tempo di uscire, è tempo di spezzare le catene.