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Un’Unione solo di nome: dall’energia alle sanzioni a Putin, tra gli Stati Ue è ormai scontro totale

Pubblicato il 24/03/2022 11:05

In pubblico, sotto le luci dei riflettori e i flash dei fotografi, i leader europei si definiscono già i veri vincitori della crisi. Prendere per esempio le dichiarazioni del presidente del Consiglio Ue Charles Michel, ultimo in ordine cronologico a gonfiare il petto: “Putin pensava che avrebbe diviso l’Unione Europea e i nostri alleati, si è sbagliato. Abbiamo imposto le sanzioni più pesanti mai adottate”. L’ennesimo atto di autocompiacimento in un momento in cui, invece, da gesteggiare ci sarebbe ben poco. Visto che, come sottolineato da tanti analisti, l’Ue resta più divisa che mai sul da farsi.

Come sottolineato da David Carretta sulle pagine del Foglio, di concreto al momento non c’è nulla. Un embargo sulle importazioni di petrolio “da un giorno all’altro farebbe piombare il nostro Paese e l’intera Europa nella recessione, con centinaia di migliaia di posti di lavoro a rischio”. Lo ha detto chiaro e tondo il cancelliere tedesco Olaf Scholz, sottolineando così l’impossibilità di percorrere quella strada. Con l’Ue concentrata ora, più che sulle sanzioni a Putin, nella ricerca di un modo per far fronte agli aumenti dei prezzi dell’energia.

Il rischio è che le prossime riunioni tra leader si trasformino “in una guerra interna sul tetto del prezzo del gas e sul disaccoppiamento dei prezzi dell’elettricità”. Sull’energia la Commissione ha sospeso nelle scorse ore le regole sugli aiuti di Stato, così da permettere aiuti alle imprese, e presentato una serie di nuove proposte. Ursula von der Leyen ha parlato di un accordo raggiunto con gli Usa per una fornitura aggiuntiva di Gnl americano all’Europa “per i prossimi due inverni”. Nel frattempo, però, tra i 27 Paesi le divisioni restano forti.

Spagna, Francia, Italia, Belgio, Grecia e Portogallo, ha spiegato il Foglio, “da settimane spingono per interventi nei mercati, come fissare un tetto massimo per il gas e porre fine al legame tra prezzo del gas e prezzo dell’elettricità. Germania, Danimarca e Paesi Bassi accusano questi Stati di mettere a rischio gli accordi sul Green Deal e rafforzare la dipendenza dagli idrocarburi, compresi quelli russi. Alla fine è possibile che il Consiglio, visto il clima di tensione crescente, decida di rinviare a maggio ogni decisione. Davvero bizzarro come, in questo caos, ci siano leader europei già intenti a cantar vittoria.

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