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Un M5S al servizio dell’Ue: Di Maio incontra (lontano da tutti) Mario Draghi

Pubblicato il 10/07/2020 16:16 - Aggiornato il 23/06/2023 11:55

In un’agenda sempre più infuocata, quella che vede il Movimento Cinque Stelle confrontarsi non troppo malvolentieri con Renzi e Zingaretti per trovare una quadra e correre tutti insieme appassionatamente alle prossime elezioni Regionali, Luigi Di Maio avrebbe trovato il tempo anche per sedersi al tavolo l’ex presidente della Banca Centrale Europea Mario Draghi, l’uomo che in molti hanno più volte invocato come possibile vertice di un governo di unità nazionale che comprenda tutti i partiti politici dello scacchiere. Secondo l’Adnkronos, infatti, i due avrebbero avuto un faccia a faccia per confrontarsi sulla situazione politica ed economica.

Un M5S al servizio dell'Ue: Di Maio incontra (lontano da tutti) Mario Draghi

Stando a quanto riportato dall’agenzia, Di Maio avrebbe incontrato il 24 giugno scorso l’ex presidente della Bce nell’ambito dei “consueti incontri istituzionali che il titolare della Farnesina è solito svolgere anche con altre autorità istituzionali. È stato un incontro positivo e proficuo”. E ancora: “Al centro dei colloqui i dossier europei, in virtù del ruolo svolto da Mario Draghi ai vertici della Banca Centrale Europea”. Il segnale, l’ennesimo, di un Movimento che ha ormai del tutto cambiato pelle.

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Di quella lotta a un’Unione Europea egoista e disfunzionale, che continua da anni ormai a servire da comoda plancia di comando per Francia e Germania sul resto del Vecchio Continente, nel dna pentastellato non restano che rarissime tracce. Il Movimento oggi chiede consigli a Draghi, uno dei totem per eccellenza dell’Ue, e sbandiera presunti successi in realtà mai conseguiti, come quel Recovery Fund annunciato con toni trionfalistici e di cui, forse, non vedremo nemmeno mai i frutti. Per non parlare dell’altro fronte caldo, il Mes.

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La richiesta d’accesso ai soldi del Meccanismo Europeo di Stabilità è ormai soltanto una formalità. Il Movimento ha iniziato ad arretrare la sua posizione, con pochi esponenti rimasti fedeli alla linea. Conte è passato dal “no” al “forse”. Berlusconi è pronto a dar manforte in caso servano i numeri, spronato dal suo non più troppo nemico Prodi. Tutto pronto, insomma, non resta che aspettare la firma. E fotografare l’ennesimo voltafaccia di quei Cinque Stelle diventati sempre più parte integrante del sistema.

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