L’Ue, attraverso Valdis Dombrovskis, torna all’attacco della politica e del sistema economico italiani. Il messaggio che arriva forte e chiaro è che presto torneranno i famosi vincoli europei e quindi sarà finita la festa per Conte i suoi. Il vicepresidente della Commissione si è inserito nel dibattito sulla crisi di governo italiana ammonendo Roma perché le sue dinamiche interne non mettano a repentaglio la marcia di avvicinamento al Recovery Fund. “Il lavoro sul Recovery Plan italiano è in corso e spero che l’instabilità politica in Italia non metta a repentaglio questo lavoro perché l’Italia è il maggiore beneficiario e bisogna assicurarsi che i fondi arrivino, sono molto importanti per la ripresa in Italia”, ha detto l’esponente della Commissione leccandosi già i baffi per tutti i soldi che dovremo dare indietro con le condizionalità.
Dombrovskis ha aggiunto che per lui nel piano del nostro Paese “c’è ancora molto lavoro da fare, per esempio definire le stime dei costi, gli obiettivi finali e quelli intermedi, e affrontare le raccomandazioni Ue”. Come sottolinea Andrea Muratore su InsideOver, “Dombrovskis conferma la sua “pericolosa abitudine a dire frasi scomposte e infelici in momenti critici per il sistema politico italiano. Lui e Pierre Moscovici, ai tempi della commissione Juncker, durante il braccio di ferro negoziale col governo gialloverde si distinsero più volte per dichiarazione equivoche, critiche esplicite all’Italia e velate minacce pronunciate, dall’alto dei ruoli istituzionali da loro ricoperti, a mercati aperti, durante delicate trattative e nel corso di complessi processi politici”. (Continua dopo la foto)
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Oggi, con il sostegno Bce attivo così non può essere, per quanto Conte non se ne sia reso conto, ma l’accortezza politica suggerirebbe a Dombrovskis un atteggiamento più ragionato. “Chiaramente Roma da tempo riceve pressioni politiche da Bruxelles per accelerare sul fondo per la ripresa e presentare progetti funzionali in tempi brevi. Ma c’è differenza tra la dialettica politico-istituzionale quotidiana e l’uscita scomposta di un alto esponente della Commissione nel pieno di una crisi politica”.
Conclude Muratore: “Dettare le priorità a un governo o a un parlamento estero è un atto di grave scortesia istituzionale. Una prassi a cui da tempo Dombrovskis, l’uomo a cui piaceva ventilare l’idea di calare la scure della rigorosa censura sui nostri conti pubblici, ci ha purtroppo abituati”.
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