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Ue, giù le mani dal vino italiano!

Pubblicato il 16/09/2023 21:24 - Aggiornato il 16/09/2023 21:27

Un’eccellenza italiana, un fiore all’occhiello per il Paese. Un prodotto d’elite che, oltre a essere conosciuto e apprezzato in tutto il mondo, garantisce un milione e mezzo di posti di lavoro. Questo è ciò che emerge da un’analisi della Coldiretti, che ha calcolato l’impatto della produzione vinicola dalla vendemmia sino alla distribuzione. E a tutte le attivitù collegate. Si tratta di una stima divulgata a metà vendemmia da Assoenologi, Ismea e Uiv. Un vero e proprio “esercito del vino”. La produzione italiana è stimata intorno ai 43,9 milioni di litri, un numero che ci mette in competizione con la Francia come primo produttore mondiale. I francesi potrebbero superarci di poco, ma questo ha poca importanza. Perché non si sta parlando di numeri, ma soprattutto di qualità. (continua dopo la foto)

Come sottolinea la stessa Coldiretti, la produzione nostrana “può contare su 635 varietà iscritte al registro viti, il doppio rispetto ai francesi. Con le bottiglie Made in Italy destinate per circa il 70% a Docg, Doc e Igt. 332 vini a denominazione di origine controllata (Doc), 76 vini a denominazione di origine controllata e garantita (Docg), e 118 vini a indicazione geografica tipica (Igt). Numeri che certificano la ricchezza del patrimonio di biodiversità italiana. Una produzione unica al mondo, tanto che l’export Made in Italy è aumentato del 18,5% persino Oltralpe. Non solo: il vino è il prodotto agroalimentare italiano più esportato all’estero, per un giro di affari di 8 miliardi di euro nel 2022. Un giro d’affari che coinvolge e spinge gli ambiti più diversi. (continua dopo la foto)

Questo tesoro nazionale, però è messo oggi a rischio dalla solita Unione europea e dalle sue politiche scellerate. Basti ricordare la scelta della Commissione di dare il via libera all’introduzione di etichette allarmistiche sul vino decisa dall’Irlanda. O la scelta di autorizzare l’eliminazione totale o parziale dell’alcol anche nei vini a denominazione di origine. O lo sdoganamento della pratica dello zuccheraggio, fino al vino senza uva. Con l’autorizzazione alla commercializzazione di vini ottenuti da frutti diversi dall’uva come lamponi e ribes, molto diffusi nei Paesi dell’Est”.

A pesare sono anche i rischi legati alle richieste di riconoscimento di denominazioni che evocano le eccellenze Made in Italy, come nel caso del Prosek croato. Come ricorda il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, “il vino rappresenta un patrimonio del Made in Italy anche dal punto di vista occupazionale. Va difeso dai tentativi di colpevolizzarlo sulla base di un approccio ideologico, che non tiene contro di una storia millenaria che ha contribuito non solo a far grande il nostro agroalimentare, ma si inserisce nella Dieta Mediterranea che in questi anni ha visto gli italiani primeggiare per longevità a livello europeo e mondiale”. Non possiamo permettere questo ennesimo attacco a una nostra eccellenza nazionale. Giù le mani dai nostri vini!