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Solo chi ha una propria banca centrale si salva: la mossa degli Usa che fa scuola. Altro che Ue

Pubblicato il 28/08/2020 13:14 - Aggiornato il 28/08/2020 13:15

Obiettivo principale: la piena occupazione. Pensate a quanto sarebbe bello se anche in Italia si parlasse di piena occupazione, ci fosse una visione volta a dare una bella scossa per far rifiorire l’economia reale che oggi si ritrova in una condizione di desertificazione.  

Ma non per il Pil, o per rientrare nei bilanci o per sfoderare un quanto più basso debito pubblico, molto più semplicemente per il benessere dell’Italia e dei suoi italiani, delle famiglie, degli imprenditori e delle imprese, di coloro i quali, in condizioni di bisogno, con l’attuale decadenza del sistema, non vengono adeguatamente supportati. 

A vantaggio di tutti e non di pochi. Per far funzionare tutti i servizi, per riprendere in mano i sitemi di cui ci hanno privati anno dopo anno, taglio dopo taglio. A partire dal sistema sanitario e da quello dell’istruzione, perchè i problemi non sono quelli che si legano direttamente all’emergenza Covid. L’emergenza ha solo messo a nudo la realtà in cui di fatto già ci ritrovavamo. 

Mettere l’olio agli ingranaggi del motore, come dicevamo per la piena occupazione, per intervenire a supporto in questo contesto di emergenza, ma subito, senza aspettare e rimandare al domani, perchè il bisogno dei cittadini e delle attività non può aspettare. Ma questo no, non riguarda noi. Ciò sarebbe possibile se avessimo una vera banca centrale. Noi invece, ingabbiati dalle catene dell’Europa, aspettiamo agonizzanti i soldi vincolati a debito che non stimoleranno alcuna ripresa e che arriveranno proprio da chi ci ha portati a tanto con l’imposizione delle rigide regole di austerità. 

La piena occupazione non è l’obiettivo che dichiara il nostro governo o l’Europa, ma è l’obiettivo dichiarato direttamente dal presidente della Banca centrale americana, la Federal Reserve. L’annucio lo dà il 27 agosto 2020, un annuncio che segna una svolta importante, “come ce ne sono poche nel mondo dei banchieri centrali”. 

La Fed decide così di cancellare “un’ortodossia che risale alla fine degli anni settanta”, decide di rinnegare uno dei suoi obiettivi più sacri, cioè la lotta all’inflazione, in questo contesto “anacronistica e dannosa”. Il risultato finale sarà: “tassi zero o sotto zero e liquidità abbondante a perdita d’occhio”, con lo sfondo in prospettiva di una politica monetaria iper-espansiva, di un costo del denaro ai minimi storici per molto tempo”. 

La Fed aveva già sperimentto terapie d’urto dopo la crisi del 2008-2009: tassi a zero e quantitative easing, dunque miliardi di liquidità gettati nell’economia. Una cura shock che funzionò. Questa volta la crisi è peggiore del 2008. “Questa crisi colpisce in modo sproporzionato i più deboli”, afferma Powell.

“I tassi di interesse resteranno bassissimi e la liquidità resterà sovrabbondante fino a quando l’inflazione non sarà risorta in modo evidente oltre il 2%. E se rimane sotto, si cercherà di spingerla”, riferisce la Repubblica. 

Il governo federale potrà così continuare a fare manovre di spesa pubblica in deficit, finanziandosi a costi irrisori. “Il voto per l’approvazione della svolta di Powell è stato unanime, ad indicare che la Fed sta compiendo un compito essenziale, il suo compito istituzionale, che si slega dalla volontà deliberata di intervenire nel gioco elettorale.