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Si scrive M5s, si legge Pd. E Di Maio esulta: “Inizia una nuova era”

Pubblicato il 14/08/2020 14:32

Se qualcuno nutriva ancora dubbi sulla nuova natura di un Movimento Cinque Stelle ormai sempre più subalterno al Partito Democratico, l’ennesima conferma è arrivata dal voto andato in scena a ridosso del Ferragosto su Rousseau, quello che ha visto gli utenti esprimersi sull’ipotesi di una nuova candidatura di Virginia Raggi e sull’alleanza alle prossime elezioni amministrative “con forze politiche tradizionali” (leggi, ovviamente, i dem). Su entrambi i fronti è arrivato il via libera alle strategie che, nei fatti, i grillini stanno portando ormai avanti da mesi, quelli che li hanno visti da passare da forza anti-sistema ad ammaestrati collaboratori della casta. Il tutto accolto, ovviamente, dalle esultanze dei vertici del partito.

Si scrive M5s, si legge Pd. E Di Maio esulta: "Inizia una nuova era"

Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha salutato festante il responso delle urne virtuali, lanciandosi in un commosso ringraziamento su Facebook in cui ha fatto “un grande in bocca al lupo a Virginia Raggi per la sua ricandidatura” estendendo poi l’augurio anche a “tutti i candidati sindaco che saranno a capo di coalizioni politiche nei Comuni dove correremo per le elezioni del 20 settembre”. Un passaggio epocale, secondo Giggino: “Da oggi inizia una nuova era per il MoVimento 5 Stelle. Includere e aggregare saranno le vie da percorrere, rispettando e difendendo sempre i nostri valori. Oggi abbiamo scelto di incidere. Oggi abbiamo scelto di provarci.”

Si scrive M5s, si legge Pd. E Di Maio esulta: "Inizia una nuova era"

C’è da esultare e parecchio, indubbiamente, nell’aver violato l’ennesima promessa fatta a suo tempo agli elettori, quella del vincolo dei due mandati che ora, scardinato il meccanismo grazie al caso Raggi, i big del partito potranno definitivamente accantonare per puntare anche in futuro a poltrone di tutto rispetto. Così come c’è da esultare per la definitiva trasformazione in constola del Pd di quella forza, un tempo dirompente nelle piazze, che prometteva una volta arrivata in Parlamento di spazzare via una classe politica immutabile nel tempo e inadeguata nella sostanza. Quella bestia furiosa pronta alla rivoluzione è stata definitivamente ammaestrata, rinchiusa in gabbia, innocua.

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A salutare con entusiasmo pari a quello di Di Maio l’esito del voto su Rousseau c’è, ovviamente, anche l’altra controparte. Nicola Zingaretti ha parlato di un “fatto positivo. Noi siamo un’alleanza fra forze diverse che rimangono diverse, ma per governare si deve essere alleati, non si può essere avversari. Quindi che si riesca a fare insieme percorsi comuni penso sia un fatto molto positivo”. Un passaggio che arriva, tristemente, in un certo non come tutti gli altri: un14 agosto che segna il secondo anniversario della tragedia del Ponte Morandi, di fronte alla quale il Movimento aveva promesso la revoca della concessione ai Benetton. Acqua passata, lontanissima. Non abbastanza alta, però, da sommergere la rabbia dei parenti di 43 vittime ancora in attesa di giustizia.

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