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Salario minino, cos’è e perché l’Italia è fra le poche nazioni UE a non averlo (sic!)

Pubblicato il 24/02/2022 17:12

Salario minimo, la situazione in Italia

In Europa 21 Stati hanno il salario minimo, l’Italia no. Esistono pensioni minime, mentre un livello di salari minimi non è previsto da leggi nazionali, ma dalla contrattazione fra le parti sociali. Secondo il CNEL (Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro) attualmente sono in vigore in Italia circa 888 contratti collettivi nazionali, la cui stipula però non è obbligatoria. Esistono, infatti, imprese o tipologie di contratti di lavoro individuali per cui non è applicabile alcun contratto collettivo. Questa situazione è una delle cause per cui in Italia abbiamo delle categorie di lavoratori il cui reddito è inferiore alla soglia di povertà relativa, i cosiddetti “working poors“. Secondo l’ultimo report di “In-work poverty in the EU” in Italia l’11,7% dei lavoratori dipendenti riceve un salario inferiore ai minimi contrattuali.
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Come si fissa il salario minimo

Le legislazioni sul salario minimo, nei diversi Paesi Europei, utilizzano una dei parametri ben precisi per il calcolo della cifra più adeguata, come ad esempio:

  • la produttività;
  • il PIL;
  • l’Indice dei prezzi al consumo;
  • andamento generale dell’economia.

Periodicamente viene eseguita una rivalutazione in modo tale da mantenere il potere di acquisto dei salari stabile nel tempo. Secondo le più recenti statistiche pubblicate da Eurostat, a luglio 2020 la situazione sulle retribuzioni minime in 21 dei 27 Stati membri dell’UE era molto variegata. Ad esempio si va dai 312 euro in Bulgaria ai 2.142 euro in Lussemburgo.
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Il paradosso italiano

Per rendere chiara la situazione faremo un esempio: Londra alza i salari minimi e tutti i paesi lo hanno introdotto, ma in Italia si parla ancora di contrattazione sindacale.
Secondo i sindacati, infatti, questa dovrebbe continuare a essere la strada maestra, poiché secondo loro, quando si stabiliscono i contratti dei settori coi sindacati le cifre sono maggiori rispetto a quanto si otterrebbe introducendo eventuali salari minimi. Il problema però si pone quando, in assenza di un salario minimo, troppe persone si trovano a rimanere escluse dalla contrattazione sindacale (si stima attorno al 20%). E a questi vanno aggiunti i lavori precari che scappano ad ogni controllo. Inoltre, tutti i dati certificano che l’Italia è il paese peggiore fra quelli industrializzati per i salari dei giovani.
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Lo strano legame tra assenza di salario minimo e sinistra politica è abbastanza curioso, com’è strano, infatti, che l’Italia abbia come leader politico di sinistra il più pagato tra i dirigenti di partito ma sia uno dei pochissimi Paesi in Europa a non avere un salario minimo per i lavoratori. L’Italia è sempre stato il Paese dei paradossi. Nell’immaginario collettivo l’idea della politica orientata verso sinistra lascia trasparire lotte di classe, tutela dei lavoratori, battaglie per la tutela dei diritti. Ecco che invece gli ultimi dati forniscono un quadro molto diverso: Enrico Letta è, infatti, il leader di partito italiano con il reddito complessivo più alto, grazie ai 621.818 euro dichiarati sull’anno 2020 in base alla documentazione patrimoniale presentata.
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Liberismo o tutele?

Il liberismo segue un principio abbastanza semplice: ti pago un pochino in più, ma taglio i servizi. A quelli dovrai pensarci tu. La questione del salario minimo, insomma, non è un tema facile da affrontare, specialmente in Italia, dove scarseggiano i controlli sul lavoro e dove ognuno fa un po’ a modo proprio. Altrettanto difficile, però, è non pensare ad un modo efficace per introdurlo, perché viviamo in un’epoca in cui le garanzie sul lavoro sono sempre di meno, e i salari sono più bassi che mai. (Continua a leggere dopo la foto)

L’Europa delle disuguaglianze

Come mostrato nel grafico, l’Italia è l’unico Paese in area UE OCSE ad aver subìto la diminuzione dei salari annuali medi tra il 1990 ed il 2020. Non proprio la fine che ci si aspettava considerando che, proprio nel 1991, l’Italia veniva ufficialmente incoronata come quarta potenza mondiale, davanti a Francia e Gran Bretagna.

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