Doveva essere il simbolo di un’Unione Europea finalmente diversa, che di fronte alle avversità causate dal Covid mostrava un volto umano, solidale, forte. E invece il Recovery Fund, annunciato dal governo Conte come panacea da tutti i mali, rischia di arrivare nelle nostre tasche tardi, tardissimo. Quasi una presa in giro per tutti quei lavoratori faticosamente impegnati a rialzarsi dalle perdite del lockdown: se anche il Consiglio Europeo e l’Europarlamento dovessero infatti trovare una accordo a tempo di record (cosa al momento alquanto improbabile) i fondi arriverebbero infatti soltanto la prossima estate.
La data più probabile, sempre che non si registrino ulteriori slittamenti, è infatti giugno 2021. La prima emissione di bond dovrebbe iniziare non prima di quella data, passaggio fondamentale per raccogliere sui mercati quei 900 miliardi di euro necessari per finanziare le misure straordinarie approvate per far fronte alla crisi economica. Di conseguenza, i governi dovranno incrociare le braccia e attendere con pazienza la metà del prossimo anno per ricevere l’anticipo del 10% della somma stanziata dall’Ue, nel caso italiano circa 20 miliardi (6,5 sotto forma di sovvenzioni e 12,7 di prestiti).
Il motivo di questo ritardo? La farraginosità dell’Unione, come al solito. Per dare il via al piano di aiuti servono infatti, nell’ordine: il via libero del Consiglio Europeo, la ratifica dei 27 parlamenti nazionali, la presentazione dei piani da parte dei governi a Bruxelles, la valutazione dei progetti. Poi, come detto, l’emissione dei bond della durata di 15 anni, per i quali tutti si dicono ottimisti (il commissario al Bilancio Hahn ha parlato di 550 investitori interessati al piano) ma che inevitabilmente causeranno ulteriori slittamenti.
Al governo, dunque, non resta che aspettare, sbracciandosi nel frattempo per garantire a tutti che i soldi ci sono, sono tanti e arriveranno. Arriverà anche Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Ue attesa a Roma nei prossimi giorni, pandemia permettendo (il viaggio non è stato ancora confermato ufficialmente). Una missione per rassicurare tutti sulle intenzioni benevoli dell’Unione nei nostri confronti. E pazienza se, per vedere qualche fatto concreto dopo tante parole, bisognerà aspettare ancora chissà quanto.
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